ELEMENTI DI SOCIOLOGIA DELLA MASSONERIA[1]

Franco Eugeni, Gran Maestro del G.O. dei Tre Mari D’Italia

ed Ezio Sciarra, Gran Maestro Onorario del Rito Filosofico Alchmico[2]

Il pensiero massonico si oppone alle società chiuse e costituisce

                                                                                                 le fondamenta delle società aperte. Karl Popper

Agli Autori non sembra che il tema dell’Istituzione Massonica, dal punto di vista degli studi sociologici moderni, non sia mai stato profondamente sviscerato[3]. Interessanti cenni si trovano in M. Moramarco e principalmente in M. Introvigne[4] che scrive che l’itinerario sociologico della Massoneria “… dimostra, paradossalmente, il bisogno di verità degli uomini e il disagio di vivere in un mondo di contraddizioni. Quando nella società pluralistica moderna le contraddizioni si manifestano, gli uomini sentono il bisogno di risolverle o fuggendo verso il settarismo o facendosi una ragione delle contraddizioni con il rel o e il sincretismo”.

Del resto la frase di Popper, riportata sopra, è piuttosto rappresentativa, rivelando problematiche interessanti nei nostri contesti. Il presente articolo costituisce un approccio a una ricerca ampia che gli Autori stanno svolgendo in questa direzione. I fondamenti della Massoneria moderna del 1717 si basano sulle Costituzioni di Anderson e sui Landmarks che furono successivi alle stesse Costituzioni. Da questo punto di vista le basi epistemologiche della Massoneria sono deboli e incerte. La proposta degli Autori in questo primo approccio, per dirigerci verso una riconquistata universalità,per allontanarci dai pericoli delle strutturazioni in società chiuse, governate da pensieri forti. La sostituzione delle Costituzioni di Anderson con il Modello di Parsons “allargato”, così da avere un carattere costituzionale ampio e coerente, e i Landmarks con una struttura di Ideal-type della Massoneria, a nostro avviso, ne completano  sia la coerenza sia l’attualizzazione.  

 INDICE

1.- LA SOCIOLOGIA 

2.- I PADRI FONDATORI E I CAMPI DELLA SOCIOLOGIA

3.- IL MODELLO DI PARSONS E LA MACROSOCIOLOGIA DELLA   MASSONERIA 

4.- VERSO UNA SOCIOLOGIA DELLA MASSONERIA

  1. LA MASSONERIA, LA FALLIBILITÀ DELLA SCIENZA E LE SOCIETÀ APERTE DI POPPER

6.- SULLA IMMUTUABILITA’ DEI  PRINCIPI DELLA MASSONERIA INGLESE

7.- GLI  IDEAL TYPE DELLA MASSONERIA

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 1.- LA  SOCIOLOGIA

La Sociologia, o disciplina delle “Scienze Sociali”, è la parte dei saperi accademici, con i quali si studiano le strutture costituite da aggregati di persone, meglio denominati attori sociali, siano essi membri di associazioni, di gruppi in qualche modo definiti o anche di istituzioni. Il nome della disciplina fu coniato dal filosofo francese Auguste Comte (1798-1857) che ne definì i primi paradigmi e sul quale torneremo in altro paragrafo. Oltre allo studio di tali strutture, si approfondiscono le loro metodologie, le relazioni e le regole che permettono le interazioni tra gli attori del contesto considerato e ancora i processi che uniscono, o separano, gli individui di quell’ambiente.  La Sociologia come Scienza si sviluppa nelle sue linee principali nell’arco del XIX secolo, specialmente per comprendere e analizzare i profondi mutamenti dovuti ai fenomeni della modernità e allo sviluppo dell’industrializzazione. Dei mutamenti occorreva, naturalmente, occuparsi e comprendere gli aspetti macrostrutturali prodotti dalle varie strutture sociali e principalmente delle loro funzioni. Le teorie macro-sociologiche riguardano essenzialmente lo studio del conflitto, dei sistemi sociali, delle loro dinamiche e complessità e della teoria del funzionalismo. Una visione conflittuale della Società, nasce e si sviluppa sotto la stimolo di vari pensatori agenti in Europa sulla fine della seconda metà dell’Ottocento. Tra costoro ricordiamo personaggi notevoli quali Karl Marx (1818-1883), Max Weber (1864-1920) e Vilfredo Pareto (1848-1923). Problematiche concernenti i conflitti apparvero già in precedenza nell’opera di George Simmel (1858-1918) ma anche di Lewis Coser (1913-2003), nato Cohen. Costoro presentavano chiavi di lettura della teoria del conflitto, più come costruzione di legami sociali più che come meccanismo di rottura sociale. Riassumendo, da questi punti di vista, il conflitto:

a.- crea una reazione tra i contendenti, siano essi individui o gruppi, così che nessuno possa/debba ignorare l’altro;

b.- rafforza i legami di appartenenza, identità e solidarietà all’interno dei gruppi;

c.- dovrebbe tendere a non annientare l’avversario, perché la sua presenza rafforza l’unità del gruppo che ha originato il  conflitto, ma, anche poiché il nemico di oggi può essere l’alleato di domani; così il conflitto tenderebbe a indurre alleanze;

d.-dovrebbe tendere a stabilire o mutare le regole del gioco in maniera da ridurne gli aspetti distruttivi e inefficienti.

Osservare il conflitto è fondamentale per lo studio dei sistemi sociali e analizzare l’aspetto funzionale dei sistemi sociali, ovvero il funzionalismo, costituisce un ambizioso tentativo, compiuto a livello di ricerca e indagine sociale, per costruire una teoria abbastanza generale. Una tale teoria dovrebbe permetterci di comprendere e spiegare i comportamenti di specifici gruppi di attori sociali, operanti entro grandi sistemi sociali, valutando i contributi e le azioni dei medesimi ai fini del mantenimento della stessa società, o quanto meno del sistema sociale in esame, nella sua interezza.  Se da un lato si studiano le grandi teorie,  creando macro modelli di comprensione universali della società, validi in ogni tempo e in ogni luogo, in parallelo nascono anche sintesi teoriche di studi delle realtà dell’azione sociale di ambienti ristretti, o anche relativi a fenomeni sociali circoscritti per tempo e luogo.

Naturalmente la ricerca sociale si allarga anche tenendo conto dei momenti di rottura dei sistemi, siano consolidati o no, inglobando nelle indagini anche i fenomeni collegati alle disgregazioni sociali di vario tipo, che possono presentare aspetti forti come quelli prodotti da fenomeni criminali, ma anche  relativi a gruppi che presentano aspetti meno forti, ma sicuramente di devianza, rispetto ai valori tradizionali e di trasgressione dell’ordine e della legge.

Tuttavia se alla base della prima sociologia ci sono le teorie macro-sociologiche, gli studi sul funzionalismo hanno portato l’attenzione dei sociologi sempre più all’esame della  struttura dell’intera società. Negli anni ‘20 e ’30, nell’abito della Scuola di Chicago, ebbero a  manifestarsi diverse controtendenze, dalla metà degli anni ’60 circa, l’attenzione si sposta interamente sull’individuo, quale attore sociale. Appare necessario studiare l’azione individuale e nascono di conseguenza  le varie correnti d’interesse come l’etno-metodologia, scuola fondata dallo statunitense Harold Garfinkel (1917-2011), che indica l’insieme dei metodi dei quali si servono i membri di un gruppo etnico, per comprendere la loro stessa attività. Il sociologo Garfinkel si è chiaramente ispirato alle teorie della fenomenologia sociale di Edmund Husserl (1859-1938),  al modello sociale funzionalistico di Talcott Parsons (1902-1938), al quale dedicheremo un paragrafo a parte per i legami con le strutture massoniche, e infine alle teorie dell’interazionismo simbolico, nato soprattutto negli Stati Uniti, nella  prima metà del Novecento. L’espressione interazionismo simbolico fu coniata da Herbert Blumer (1900-1987)  in un saggio del 1937 pubblicato sulla rivista Man and society che si rifaceva in parte ai lavori di George Herbert Mead (1863-1931).

Il tratto distintivo dell’interazionismo simbolico pone l’interazione al centro dell’analisi sociale, assieme allo  studio dei  processi interpersonali. Si può riassumere  nei tre punti seguenti:

1.- gli esseri umani agiscono nei confronti degli eventi, degli attori sociali e degli oggetti (idee che si sviluppano, avvenimenti sociali, esseri umani che operano, oggetti fisici che sono tra loro in relazione,  …) in base al significato interpretativo che attribuiscono a esse;

2.- il significato attribuito a tali oggetti nasce dall’interazione tra gli individui e allo sviluppo di capacità interpretative delle proprie e delle altrui esperienze. E’ quindi condiviso da questi (il significato è un vero e proprio prodotto sociale);

3.- tali significati sono costruiti e ricostruiti attraverso un “processo interpretativo messo in atto da una persona nell’affrontare le cose in cui s’imbatte”, che è una attività di simbolizzazione svolta dagli individui nel corso dell’interazione.

Sul punto 3, George Mead  sosteneva che, le interazioni fra gruppi e individui,  non erano prodotte solo da stimoli e comportamenti, ma dall’interpretazione dei significati simbolici attribuiti agli stimoli stessi. A suo avviso il singolo agisce solo nel gruppo sociale cui appartiene, poiché le azioni del soggetto trascendono i confini del singolo e coinvolgono tutti gli altri membri del gruppo. Così Mead a sua volta sancisce cinque altri aspetti della sua visione dell’interazionismo simbolico:

1.- la mente si forma grazie all’acquisizione dell’individuo dei processi d’interazione sociale nei quali è coinvolto sin dai primi anni di vita;

2.- il sé  si forma solamente grazie al modo in cui il soggetto ritiene di essere giudicato dagli altri;

3.- l’azione sociale è regolata e guidata dal significato che gli individui conferiscono alla situazione in cui vengono a trovarsi;

4.- il linguaggio è il principale mezzo di comunicazione di simboli, significati, ecc.

5.- l’azione sociale  non è una risposta allo stimolo, ma si forma un passo alla volta nel corso del suo sviluppo.

Da queste brevi considerazioni possono nascere rivoli interi di osservazioni e filosofie multiple. Rimane che tra la metà dell’Ottocento e dopo i danni derivati dalle due guerre mondiali, l’uomo ha iniziato a pensare al welfare, finalmente come interesse principale sociale. Così diventa centrale analizzare le problematiche del benessere e della cura della persona. Un sociologo molto importante su questa linea del welfare è stato il francese, contemporaneo, Raymond Boudon (1934-2013) che contrappone all’Homo oeconomicus di genere weberiano il suo l’Homo sociologicus[5], individuo dotato di una razionalità legata alle condizioni sociali e culturali dell’attore stesso. Gli individui sono fallaci e incapaci spesso di  individuare la scelta migliore, la loro razionalità è limitata, data l’insufficienza di informazioni di cui essi attori dispongono. L’Homo sociologicus di Boudon agisce in modo razionale, ma spesso in una logica delle “buone ragioni” condizionate da valori, necessità, convinzioni e soprattutto dal centralizzare i bisogni dell’identità personale, ignorando la sola necessità economica. Tra le necessità di rispondere ai bisogni della vita, derivanti dalle analisi sociali, ricordiamo la necessità umana di prevenzione e assistenza sociale. Tra queste nasce l’assistenza medica generica, l’assistenza alle fasce più deboli della società, agli anziani, ai diversamente abili. Nel mondo attuale si aggiungono i bisogni dei membri di nuclei familiari che si trovino in presenza di divorzi e di strutture familiari allargate. Ancora da considerare i fenomeni di destabilizzazione delle famiglie nelle quali s’inseriscono le presenze di tossicodipendenze, di disturbi alimentari, di malati assistiti in casa. Si aggiungono, e non ultimi,  i fenomeni legati ai nascenti nuovi stati di povertà come quelli legati all’emigrazione e all’integrazione sociale. Ovviamente su queste macroproblematiche generali s’innestano i vari microprocessi d’interazioni personali. La sociologia moderna, specie dopo lo sviluppo della metodologia della ricerca sociale, e l’utilizzo dei metodi quantitativi e qualitativi, si è anche occupata dei molteplici aspetti della vita quotidiana, soprattutto di quelli indotti dalle istituzioni, operando valutazioni qualitative dell’influenza delle istituzioni sulla nostra società. In quest’ambito, ad esempio, si sono sviluppate delle sottodiscipline autonome quali quelle individuate nei settori di ricerca della sociologia del lavoro, della sociologia dell’arte e della cultura, della sociologia dello sport.  

In questo primo paragrafo vogliamo presentare in larga linea  i contributi di alcuni studiosi,  che possono essere a pieno diritto considerati precursori e in parte fondatori della sociologia, rimandando al paragrafo successivo l’idea generale degli  sviluppi successivi[6] e l’introduzione di altri campi d’indagine nei quali la disciplina  si è suddivisa . Nel risalire all’indietro nella storia, almeno in Occidente[7], si risale al tempo della cultura greca. Interessanti prodromi si trovano nella filosofia politica e sociale di Anassagora, di Platone e di Aristotele. In questi filosofi si trovano tracce significative di quell’aspetto sociale che oggi è detto organicismo, intendendosi con questo termine ogni dottrina che tenti di  interpretare la Società come se fosse un organismo vivente. Tale aspetto si contrappone all’aspetto individualistico che interpreta  la società come il risultato delle azioni dell’insieme degli attori che la compongono, tra loro pensati  indipendenti, e non guidati da un pensiero comune soggiacente. E fu proprio il greco Anassagora (496 428 a.C.), cultore di Astronomia, almeno in Occidente, il primo a concepire l’Universo visibile come un grande organismo nei fatti in opposizione al meccanicismo atomistico che ipotizzava l’esistenza di un Nous,  ovvero di una mente divina, che è organizzatrice dell’intero cosmo, così da riordinarlo dal caos originario, verso stadi maggiormente ordinati, diminuendone lo stato entropico (in altre parole: lo stato di disordine). Questo è un aspetto molto presente nella Massoneria, poiché il motto Ordo ab Chao, è il motto fondamentale del Rito Scozzese Antico ed Accettato.  Osserviamo che in fondo in questo pensiero importante di Anassagora è anticipata la moderna controversia tra il pensiero di Charles Darwin (1809-1882) e i neo-darwiniani[8] verso creazionisti e neo-creazionisti. I seguaci di Darwin[9] credono che l’evoluzione dell’uomo, l’Ordo ab Chao, sia guidata da fenomeni puramente casuali, in altre parole da un disegno casuale, i secondi credono nella presenza di un disegno intelligente, identificato con un creatore di detto disegno. Da notare che forze oscurantiste hanno tentato di eliminare la Teoria di Darwin, dai programmi di insegnamento italiani. L’operazione formalmente non riuscita per le polemiche nate a riguardo, in realtà ha parzialmente accontentato i creazionisti[10].  Ma superati questi aspetti interessanti nati dallo spunto del pensiero di Anassagora e per tornare agli studi filosofici in Occidente, citiamo una asserzione socratica.

 SOCRATE (470 /469 –399 a.C.), secondo il racconto di PLATONE, nella Repubblica,  dialoga sulla tirannide con gli  amici.  Tale dialogo è  interamente di natura sociale, anzi  rientra nell’ambito di una sociologia politica, piuttosto avanzata per i tempi.

 “Ebbene – scrive Platone per conto di Socrate –  resta da esaminare l’uomo tirannico stesso, per vedere come si muta evolvendosi dal democratico e, quando si è formato, quale sia il suo carattere e quale la sua vita, se sventurata o beata. Ricorda allora qual era, secondo noi, l’uomo di tendenza popolare. Si trovava a essere allevato fin da giovane da un padre che apprezzava i soli appetiti di danaro e disprezzava quelli superflui, che puntavano al divertimento e al lusso. Ma frequentando gente più raffinata e tutta dominata da quegli appetiti, s’è avvivato a commettere ogni prepotenza e a farsi simile a quella gente per odio alla parsimonia paterna.

Poiché però la sua natura è migliore di quella dei corruttori, sottoposto alle due pressioni, si è arrestato a mezza strada tra queste due maniere di vita e, convinto di poter praticare con moderazione ciascuna di esse, conduce una vita che non è né bassa né contraria alla legge; e così da oligarchico eccolo divenuto di tendenza popolare. Supponiamo ora che quest’uomo, giunto in età matura, abbia a sua volta un figlio, anche lui allevato secondo i suoi costumi. E supponiamo poi che capiti a questo figlio quello che è già capitato a suo padre: che lo si istighi a infrangere ogni legge (e questo i suoi istigatori chiamano piena libertà). Ebbene, quando gli altri appetiti gli ronzano attorno stillando aromi e profumi e pieni di corone, di vini e di quegli sfrenati piaceri che sono caratteristici di simili compagnie; e facendolo crescere e nutrendolo fina al grado estremo instillano nel fuco il pungiglione della bramosia; ecco allora che questo duce dell’anima è scortato dalla follia e si mette in furore… D’altra parte l’uomo impazzito e squilibrato cerca e presume di poter comandare non soltanto agli uomini ma anche agli dei. Perfettamente tirannico si fa un uomo quando la natura o le abitudini o quella e queste insieme lo rendono ubriaco, erotico, bilioso”.

PLATONE (427–347 a.C.) nel Timeo e in Repubblica presenta la sua forma di società perfetta, composta di tre classi sociali: classe del popolo, classe dei guardiani, classe dei filosofi-reggitori, classi che, secondo Platone, dovrebbero interagire tra loro producendo l’armonia dell’essere, armonia che oggi in Massoneria s’individua come carattere ideale del massone spesso denominato carattere dell’uomo giusto e perfetto.  Andando nei dettagli:   La classe del popolo,  sarebbe governata dalla temperanza (sophrosúnê) e sarebbe  parte dell’anima  concupiscibile. Con questo termine Platone rappresenta quell’aspetto umano nel quale prevalgono i bisogni e istinti di genere animalesco, genere che dalle cose belle e divine conduce verso le cose rozze e incolte.  E’ questo un processo che, in termini massonici, definiremmo anti alchemico, poiché il processo alchemico raggiunge il suo ideale di realizzazione nella Grande Opera. Il fenomeno della Grande Opera  consiste nel mutamento ideale del piombo nell’oro del nostro essere, si leviga la pietra grezza in pietra squadrata e lavorata,  come gli antichi scalpellini facevano materialmente.  La classe dei guardiani, sarebbe governata dal coraggio (andreia) e sarebbe  parte dell’anima  irascibile. Con questo termine Platone  indica il carattere dell’uomo che si lascia vincere dall’ira, anche se è facile ritenere che si voglia indicare un aspetto caratteriale  inferiore al razionale e superiore alla concupiscibile.  La classe dei filosofi-reggitori sarebbe infine governata dalla saggezza (sophía), e questo tipo di governo ha carattere sociologico, presentandoci una comunità ordinata “secondo giustizia”. La giustizia è quel fondamento dello Stato che indirizza l’azione sociale,  verso il bene (o benessere).  Inoltre, per Platone, solo i filosofi possono  essere i reali reggitori di uno Stato.

Naturalmente con gli occhi attuali noi pensiamo che da un punto di vista sociale il massone ideale, dovrebbe essere un seguace dell’idea di Platone[11], e dovrebbe identificarsi con un filosofo-reggitore almeno ai fini degli aspetti civili e morali di una cultura laica.  

ARISTOTELE (384 a.C. – 322 a.C.), parte dal presupposto che l’uomo è  “un animale politico”, dove il termine animale politico, che egli usa, ci sembra essere proprio simile a quello di attore sociale. Il filosofo greco è convinto della necessità di una seria organizzazione sociale, teorizza sulle società naturali minime, quali la famiglia, o verso gruppi più ampi quali i clan, i villaggi, le città (Politica, libro I). Queste strutture minime sono organizzate come le unità e quindi gli organi e  membra di un organismo più grande: la POLIS, che, a suo avviso, è per natura propria anteriore allo stesso individuo. A riguardo nell’opera “Politica”  si legge:“ … il tutto precede necessariamente la parte, perché tolto il tutto, non ci sarà più né il piede né la mano. Quando la Polis  ha raggiunto il livello di autosufficienza, sorge per rendere possibile la vita e sussiste per creare le condizioni di un’esistenza comoda e sicura. Ne deriva che ogni città è un’istituzione naturale, se lo sono anche i tipi di comunità che la precedono (come i gruppi familiari e i villaggi), poiché essa è il loro fine e la natura di una cosa è il suo fine.

Una teoria organicista, secondo la quale il corpo sociale e quello umano sarebbero equivalenti, viene presentata, in forma di apologo, come una reale organizzazione politica dal famoso magistrato romano Menenio Agrippa proprio in quel 493 a.C., anno che segna la famosa e ricordata  rivoluzione dei plebei contro i patrizi. Agrippa avvertiva, apostrofando gli ascoltatori sul Monte Sacro e utilizzando quella che divenne la sua famosa metafora, che  uno sciopero degli arti contro lo stomaco, avrebbe condotto alla morte per inedia  tutto l’organismo. L’analogia era chiara: nello stesso modo  la separazione fra classi, precisamente tra  patrizi e plebei, ci avrebbe potuto condurre all’estinzione di entrambe le due classi sociali. Si narra che l’apologo fu talmente convincente da far recedere la ribellione e ricompattare tra loro le due classi.

Con l’avvento del Cristianesimo  la Chiesa viene  intesa come la grande società dei fedeli, e in tale ambito, in particolar modo nella filosofia di Paolo di Tarso, viene considerata come il corpo mistico del Cristo. I  cristiani sarebbero come  le membra di un corpo, la cui testa è proprio lo stesso Cristo.  La concezione organicistica, ora in chiave  religiosa, appare per intero nella metafora evangelica dell’unica vite di cui Gesù Cristo è la pianta viva, come ben appare nel Vangelo di Giovanni (G.V.) ove si legge:  [15.4] Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. [15.5] Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. [15.6] Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. e tutti gli altri sono i tralci da lui stesso alimentati,  da Lui (Gv 15,4-15,5-15,6).

Naturalmente dopo le idee dei grandi dell’antichità: Socrate, Platone e Aristotele perché la Sociologia divenga una disciplina completamente riconosciuta nei suoi molteplici paradigmi,  occorrerà attendere l’opera settecentesca di August Comte , che, come detto in precedenza, coniò il termine “Sociologia” dandone i primi paradigmi.  Prima di lui, desideriamo ricordare personaggi,  sia pur secondari, che hanno permesso la lenta costruzione d’idee e teorie poi confluite nella disciplina.  Nel pur buio Medioevo,  la visione organicista, oramai di derivazione cristiana, si diffonde largamente ed è posta, nei fatti,  alla base dell’ordine feudale. Gli studiosi e filosofi  medievali paragonano le varie classi e funzioni della società feudale, proprio ai singoli organi e apparati di un corpo umano, ai fini di comprendere la pesante gerarchia di quel mondo feudale.  

GIOVANNI DI SALISBURY (1120-1180) fu famoso come segretario  di Thomas Beckett (1118-1170), di cui scrisse una biografia, ricordando che il Beckett fu Lord Cancelliere dal 1154, dopo l’incoronazione di Enrico II (1133-1189) Avvenuta in quell’anno.  Beckett, per volere reale, fu nominato  Arcivescovo e Primate d’Inghilterra dal 1162, ma nacque tra i due una lunga disputa culminata con l’assassinio di Beckett nella Cattedrale di Westmister, evento che fu a suo tempo raccontato da William Shakespeare in “L’assassinio nella Cattedrale”. Giovanni di Salisbury ebbe  un importante ruolo nella lunga disputa, sulla religione,  tra l’Arcivescovo  Becket  e il Sovrano Enrico II,  nel 1176,  divenne  vescovo di Chartres. Nella sua opera Policraticus  (1159),  di carattere organicista, riprende  l’apologo di Menenio Agrippa,  vedendo nel principe il capo, nel senato il cuore, nei giudici e negli altri funzionari gli occhi, le orecchie e la lingua, nei soldati le mani, nei consulenti i fianchi, negli ispettori l’intestino, nei contadini i piedi.

In Oriente, le prime idee sul sociale, sono dell’arabo IBN KHALDUN (1332-1406), considerato un precursore della disciplina. La sua ampia opera Muqaddimah (Prolegomeni) si compone di ben sette volumi nei quali si presenta la storia universale, almeno fino ai suoi tempi. Sembra proprio che Ibn Khaldun sia stato il primo ad avanzare questioni  filosofiche sul sociale,  esplorando  prodromi delle attuali teoria della coesione e del conflitto sociale. 

 

2.- I PADRI FONDATORI E I CAMPI DELLA SOCIOLOGIA

Trattiamo brevemente, gli aspetti sociali che appaiono nei filosofi, che hanno dato i primi veri contributi alla disciplina. Tra questi citiamo, ordinati per data di nascita,  il Macchiavelli, ovvero Niccolò di Bernardo dei Machiavelli (14691527) che è stato uno storico, scrittore, drammaturgo e filosofo italiano, ma principalmente il primo studioso della “Scienza Politica”  che è una scienza sociale che studia il fenomeno politico attraverso la metodologia delle scienze empiriche. Le caratteristiche fondamentali che differenziano la scienza politica dalla filosofia politica  sono tre,  secondo l’attuale interpretazione: il principio di  falsificazione come criterio di validità dei risultati prodotti; il ricorso a metodologie razionali, con  cui individuare le cause del fenomeno storico-politico  studiato; la sua a-valutatività, ovvero la totale  astensione dell’esprimere giudizi di valore.  Oggi la scienza della politica, secondo alcuni studiosi, andrebbe tenuta distinta dalla sociologia politica; secondo altro, coinciderebbe esattamente  con essa. Con il termine scienze politiche al plurale s’indica solitamente l’insieme delle scienze sociali atte a studiare i fenomeni politici.

Con un ampio salto temporale passiamo al 1600, epoca in cui compaiono i primi studiosi del fenomeno sociale, che sia pur lentamente, produssero la crescita e la maturazione della disciplina.

THOMAS HOBBES (15881679) è stato un filosofo britannico, autore nel 1651 dell’opera di filosofia politica Leviatano, che tratta la materia, la forma e il potere di uno stato ecclesiastico e civile ed è pertanto una delle prime grandi opere di sociologia politica. Hobbes, sostiene che l’uomo può progettare la sua condotta e i mezzi per raggiungere i suoi fini. Sostiene che uno strumento dell’uomo è il linguaggio (inteso come uso di segno arbitrario e convenzionale), che esercita la funzione di rendere possibile il ragionamento e il sapere che consiste nel conoscere le cause dei fenomeni e si articola in metodologie deduttive (dal generale al particolare, ovvero dalle cause agli effetti) e in metodologie induttive (da molti particolari al generale, ovvero dagli effetti alle cause).  Individuati concetti e idee oggettive, possiamo anche procedere a valutazioni morali, che sono invece idee soggettive. Hobbes tenta di geometrizzare la politica, alla maniera di Euclide, e parte da taluni postulati o assiomi intorno alla natura umana per poi dedurre da essi il sistema delle conoscenze politiche. Per Hobbes tali postulati sono due:

1) la bramosia naturale per la quale ciascuno vorrebbe godere da solo dei beni comuni;

2) la ragione naturale per la quale ciascuno rifiuta la morte.

Il cittadino diviene partecipe dello stato civile alla stipulazione di un contratto, con il quale egli rinuncia al diritto illimitato e lo trasferisce ad altri: gli organi del governo. La teoria hobbesiana dello Stato, forse tipica dell’assolutismo politico del suo tempo prevede: l’irreversibilità e l’unilateralità del patto, l’indivisibilità dei poteri sovrani, la legge civile come unica regola del bene e del male, l’obbedienza assoluta allo stato, che per Hobbes s’incarna in un sovrano, ma anche lui regolato dalla negazione del tirannicidio, prevedendo anche il conglobamento dell’autorità religiosa in quella governativa laica.

JACQUES-BENIGNE BOUSSET  (1627-1704) fu il precettore del Delfino di Francia, in suo onore scrisse il Discours sur l’histoire universelle. Per Bossuet la società umana può essere guardata da due punti di vista: o perché considera l’intero genere umano come una grande famiglia, o perché si riduce in nazioni e in popoli, composti di diverse famiglie particolari, ognuna dotata di propri diritti. Considerata in questo secondo senso, essa si chiama società civile e può essere definita comunità di uomini uniti sotto lo stesso governo e le stesse leggi. Da questo governo e da queste leggi è garantita, per quanto possibile, la sicurezza del riposo e della vita di tutti gli uomini. “Chiunque non ami la società civile di cui fa parte, cioè lo Stato in cui è nato, è dunque nemico di se stesso e di tutto il genere umano”  scrive poi Bossuet in Politique tirée des propres paroles de l’Ecriture Sainte, pubblicato a Parigi all’inizio del Settecento.

GIAMBATTISTA VICO (16681744) è stato un filosofo, storico e giurista italiano. La sua visione passa attraverso l’analisi del metodo storico che dovrà procedere attraverso l’analisi delle lingue dei popoli antichi “poiché i parlari volgari debono essere i testimoni più gravi degli antichi costumi de’ popoli che si celebrarono nel tempo che essi si formarono le lingue”, e del diritto, base dello sviluppo storico delle nazioni civili. La storia a suo avviso, espressa nella sua grande opera “La Scienza nuova”, inizia con il Diluvio Universale, quando gli uomini, ancora animali, vivevano vagando sulla terra in uno stato di totale anarchia e senza regole, epoca alla quale succedono le cosiddette tre età:

L’età degli dei, “nella quale gli uomini erano certi di  vivere sotto il governo divino, e ogni cosa doveva esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli”. L’età degli eroi dove uomini che si distinguevano dalle masse presero  il controllo e si costituirono in forme di repubbliche aristocratiche. L’età degli uomininella quale tutti si riconobbero, esser uguali, almeno in termini di natura umana”.  Naturalmente la condizione iniziale di uomo-animale, conseguenza di un peccato originale, ebbe temine con l’invenzione di una religione (protettiva delle paure della natura),  l’invenzione della stabilità, rappresentata dalla caverna e dal matrimonio (la famiglia), con l’invenzione della stanzialità in un luogo (con rituali sepolture degli antenati) e la conseguente invenzione dei villaggi. La legge delle tre età, si ripete nei miti e nelle leggende di tutti i popoli, e antropologicamente parlando ne  costituisce la “storia ideale eterna”  sopra la quale corrono nel  tempo le storie di tutti i popoli. Vico è ben più di un semplice filosofo,  fu celebrato quale precursore della sociologia, della psicologia dei popoli, ma anche come fondatore della  filosofia della storia.  Il pensiero vichiano, le cui prime fonti s’ispirano alla tradizione filosofica del Seicento , rappresenta un interessante ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca.

CHARLES-LOUIS DE SECONDAT, barone di Montesquieu (1689-1756). Montesquieu  fu uno dei precursori per l’indagine delle condizioni sociali, delle leggi e dei costumi di modelli sociali differenti, come quelli francesi e persiani del suo tempo.  Montesquieu è  anche uno dei grandi dell’Illuminismo, costruisce la sua filosofia politica analizzando i fatti politico-sociali della storia antica e contemporanea, e afferma che la società è l’unione degli uomini e non l’insieme stesso degli uomini. Nel suo  Essais touchant les loix naturelles, pubblicato postumo,e scrive  “L’uomo non è stato fatto per vivere solo, ma per essere in società con i suoi simili. Per questo che gli è stata data la parola, al fine di comunicare i propri pensieri agli altri, ed è allo stesso fine che egli ha ricevuto numerosi talenti che scomparirebbero, o si svilupperebbero solo in modo molto imperfetto, se egli passasse i suoi giorni in solitudine. Nella società si vede regnare la gentilezza dei costumi; trovo amici che mi soccorrono nel bisogno, che addolciscono i miei mali e mi consolano nella mia miseria.  ….  Questo è proprio l’atteggiamento dell’uomo rispetto agli animali, perché l’uomo è l’unico ad avere nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e delle altre virtù: la comunità di uomini costituisce la famiglia e la città. E nell’ordine naturale la città precede la famiglia e ognuno di noi … chi non può entrare a far parte di una comunità o chi non ha bisogno di nulla, bastando a se stesso, non è parte di una città ma è una belva o un dio”.

 JEAN-JACQUES ROUSSEAU (1712-1778) anticipò interessanti analisi sociali riguardanti temi che si riferiscono alla proprietà privata, alle  disuguaglianze e alle  stratificazioni sociali, temi questi che diverranno di base per la disciplina.  

ADAM SMITH (1723-1790), pur essendo un economista, ebbe una certa influenza sullo sviluppo della  sociologia, intervenendo in temi quali la divisione del lavoro, gli studi sulla proprietà privata e l’idea dei benefici sociali della concorrenza.

All’avvento del Settecento cominciano a germogliare tutti i semi gettati ai popoli dai maestri greci e dagli altri pensatori,  che nel corso dei secoli seguenti avevano cercato di capire le leggi dei meccanismi sociali. L’illuminismo insegna la razionalità e l’accettazione di nuovi punti di vista. Dal 1760, in Gran Bretagna, si assiste a grandi mutamenti per l’influenza di nuove tecnologie produttive che conducono alla  rivoluzione industriale,  che muterà, nel giro di pochi anni, il volto all’Europa. Zone da secoli usate per coltivazione o pascolo, sono recintate con siepi, steccati, muri, palizzate, appaiono le ciminiere, segno della presenza delle prime macchine, cambia radicalmente il modo di produrre, dalle  aziende familiari a nuove realtà aziendali. I trasporti aumentano, si perfeziona la navigabilità dei fiumi, nascono le prime ferrovie. Conseguenza automatica di questo boom economico è l’aumento della popolazione, migliora la percentuale di sopravvivenza dei bambini e dei giovani, nascono  massicci spostamenti verso la città dei gruppi rurali che puntano all’impiego nelle fabbriche. L’inurbamento di queste grandi masse crea molti e complessi problemi, facilmente intuibili, che conducono ovviamente a una maggiore attenzione sul sociale.

AUGUSTE COMTE (1798-1857), come  studioso moderno,  è considerato il padre del Positivismo. Merita di certo un trattamento a parte perché è proprio a lui che si attribuisce l’introduzione del termine SOCIOLOGIA.  Comte coniò dapprima il termine “fisica sociale” per indicare il suo  nuovo campo di studi. Questo termine era usato anche con altri significati e Comte, ai fini di  differenziare la propria disciplina, introdusse il nuovo termine sociologia. Il suo apporto consiste non solo nell’aver creato un nuovo campo disciplinare, dedicato alla conoscenza del sociale, ma nell’aver introdotto una nuova metodologia, basata su prove scientifiche. In tal modo,  la sua  scienza dei fatti sociali,  poteva essere spiegata derivandola da leggi generali. La nuova scienza,  nasce dal bisogno dell’uomo, ma in una chiara metafora, non appena esce dall’adolescenza scientifica, tende ad affinare le proprie capacità analitiche. Nasce  un approccio sistematico, con  le forme generali della vita in società, con le loro leggi di movimento e di sviluppo, con i loro rapporti verso l’ambiente naturale, con la cultura in genere e con i singoli campi della vita.  La Francia di Comte, nell’arco della sua esistenza, passa anche attraverso la rivoluzione borghese, ed è sottoposta a grandi cambiamenti: la civiltà industriale porta la competitività dell’uomo a punte di esasperazione che minacciano l’imbarbarimento,  anziché promettere vita più sicura. Osservando ciò, Comte sente la necessità di trasportare l’armonia, il metodo e l’ordine che regnano nel mondo tecnico-scientifico  all’interno della rudimentale e malsicura macchina della filosofia sociale. Un suo obiettivo è fornire la sua scienza sociale di una seria organizzazione, strumento di concreta utilità per la vita dell’uomo ed essenzialmente mirato al miglioramento della condizione umana. Comte considerava la Sociologia (fondendo la parola latina socius con la greca logos) una sua creatura, pazientemente e puntigliosamente modellata nel corso della sua vita “consacrata  esclusivamente al servizio dell’umanità”. La ebbe in tale considerazione da  chiamarla  Scientia  scientiarum. Comte è convinto che la sua scienza rappresenti il punto di partenza per la rifondazione dell’umanità, lo strumento terapeutico preciso, perfettamente sistemato, per risolvere il male del disordine, dell’imprevedibile, quel male  che affligge con frequente periodicità le comunità umane. Negli ultimi anni Comte fondò una comunità religiosa, basata sull’ateismo e le scienze, che chiamò Chiesa Positivista. La sua citazione perenne “Ordem e progresso” figura oggi sulla bandiera del Brasile.

RALPH CALO EMERSON (18031882) è stato un filosofo, scrittore e saggista statunitense. È stato anche un noto poeta. Oggi il critico letterario Harold Bloom lo considera “la figura centrale nella cultura americana”, e il filosofo di Harvard Stanley Cavell lo ritiene uno dei filosofi americani più sottovalutati in assoluto.

ALEXIS HENRI CHARLES visconte de Tocqueville (18051859) è stato un filosofo, politico e storico francese, considerato da  Raymond Aron uno dei fondatori della sociologia.  È considerato anche  uno degli storici e studiosi più importanti del pensiero liberale.

KARL HEINRICH MARX (18181883) è stato un filosofo, economista, storico e sociologo tedesco. E’ considerato tra i maestri del pensiero sociologico, dopo Comte. Si trova in attività al tempo della rivoluzione industriale, controllata da una borghesia che detiene i capitali ed esprime una politica economica, attenta solo all’incremento di produzione e profitto. Marx è dell’avviso che, se esiste una dialettica sociale, essa si può solo esprimere nello scontro fra borghesia e aristocrazia. Utilizza il suo spirito scientifico per analizzare la società in cui vive. Nel suo lavoro compie rivisitazioni sulle filosofie di ogni tempo. Nel CAPITALE, per esempio, utilizza la filosofia di  Aristotele utilizzandola come  materiale di verifiche e riflessioni per conclusioni applicabili al mondo contemporaneo. Si rende conto che i problemi sociali devono essere studiati indipendentemente dalla possibilità di una loro soluzione per mezzo di riforme governative, comprende che le soluzioni si riducono a problemi di natura economica. Sulla fine della prima metà dell’Ottocento si rifugia a Londra per scrivere liberamente, come non può più in Prussia per la censura. Marx arriva  alla conclusione che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato hanno le loro radici, nei rapporti materiali dell’esistenza, dunque l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica,  tracciando in tal modo i contorni della sua visione sociologica. Tale visione era del resto già presente nel Manifesto dei comunisti del 1848. Il CAPITALE, scritto dal 1867 al 1883, rappresenta l’assemblaggio finale delle minuziose analisi settoriali e delle conseguenti deduzioni alle quali il filosofo tedesco perviene.

HERBERT SPENCER (1820-1903), fu un filosofo inglese  molto apprezzato nella sua nazione, nel 1902 fu candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Egli, ritornando  all’organicismo degli antichi greci,  ha una concezione della Società che vede simile a un corpo umano. Spencer è fortemente condizionato dai suoi studi biologici, dall’attrazione che ha sempre avuto nei confronti della tecnica applicata. Egli non riesce a uscire dalle secche di un certo meccanicismo. Per lui il progresso della società è monolineare e, senza eccezioni e drammi, segue il ritmo dell’evoluzione organica. Con Spencer nascono i sociologi nella lotta di classe, chi a favore della borghesia, chi a favore del proletariato. Nelle moderne società industriali, la cooperazione forzata delle società militari è stata sostituita da una cooperazione volontaria che consolida la coesione degli individui. Spencer riguardo ai temi sociali ritiene che l’iniziativa, nella vita collettiva, spetti soltanto all’individuo dovrebbe  al massimo interessarsi delle sole  funzioni di ordine pubblico. “La giustizia –  come noi dobbiamo comprenderla, afferma Spencer nel suo testo fondamentale, Principi di sociologiaè la conservazione dei rapporti normali fra gli atti e i risultati, il guadagno fatto da ciascuno d’un profitto deve essere  equivalente ai suoi sforzi, né più né meno.” La negazione di ogni interferenza dello Stato con la vita sociale fa di Spencer un sostenitore del liberalismo politico avversando concezioni socialistiche o comunistiche. In Spencer il rifiuto del comunismo è netto, senza sfumature: è evidente che lo considera una forma di società innaturale, al di fuori della norma biologica. Spencer fu un anti-imperialista, sostenitore di un modello di produzione basato sulle cooperative piuttosto che sul lavoro salariato.

VILFREDO FEDERICO PARETO (18481923) è stato ingegnere, economista e sociologo. Nato in Francia da famiglia italiana, completa gli studi scientifico-astratti di Ingegneria al Politecnico di Torino, ma  mantiene nella sua cultura l’impronta del positivismo francese nella cui onda è stato allevato. Egli scrive, in una prefazione ai suoi Scritti sociologici, quello che può considerarsi la sintesi dei suoi obiettivi  : “Spinto da desiderio di apportare un complemento indispensabile agli studi di economia politica e soprattutto ispirandomi all’esempio delle scienze naturali, io sono stato indotto a comporre il mio Trattato di sociologia il cui unico scopo – dico unico e insisto su questo punto – è di ricercare la realtà sperimentale per mezzo della applicazione alle scienze sociali dei metodi che hanno fatto le loro prove in fisica, in chimica, in astronomia, in biologia e in altre scienze simili”. Non vi è dubbio del fatto che egli veda il sistema sociale come un sistema fisico-chimico,  nel quale le molecole sono gli attori sociali, e le relazioni interagenti producono una sorta di  “miscelazione sociale”.

Nel Trattato di sociologia generale (1916), Pareto analizza l’irrazionalità del comportamento umano, del resto trattata a fondo nei testi di economia da lui scritti. Egli non opera il distacco dalla teoria economica, ma ne integra le astrazioni per arrivare, attraverso lo strumento sociologico e psicologico, alla spiegazione di quelle manifestazioni del comportamento umano che l’analisi economica non è riuscita a penetrare. L’obiettivo di Pareto è la separazione concettuale degli elementi razionali dell’azione da quelli non razionali. L’edificio della Sociologia di Pareto è  una  teoria dell’equilibrio sociale, simile alla teoria dell’equilibrio economico. Per la sociologia politica Pareto, afferma che la società è organizzata per élites, che le masse sono incapaci di governarsi e che le élites sono destinate ad ascendere e poi a decadere (teoria della circolazione delle élites).

Nel 1916, Pareto dà alle stampe il Trattato di sociologia, con puntuali analisi che erano state premonitrici sulla fine delle aristocrazie (elites) austriaca, tedesca e russa che erano statae le elites sorgenti dal cui scontro era nato il conflitto e poi la loro decadenza.

ÉMILE DURKHEIM (18581917), francese, è stato un sociologo, antropologo e storico delle religioni. La sua opera è stata cruciale nella costruzione, della sociologia e dell’antropologia, avendo egli individuato in modo netto l’interconnessione tra le religioni e le strutture dei gruppi sociali. Durkheim può considerarsi, con Auguste Comte, Karl Marx, Vilfredo Pareto, Max Weber, Georg Simmel e Herbert Spencer, un  padre fondatore della sociologia moderna. È stato, nel 1898 anche il promotore della prima rivista francese di studi sociali, la celebrata  L’Année Sociologique.

Verso la fine dell’Ottocento e per tutta la prima metà del Novecento si sviluppa la riflessione sulla alienazione e sull‘impoverimento dei rapporti sociali e sulla perdità di identità, grazie al contributo della Scuola di Francoforte e della nascente scuola sociologica nordamericana. L’interazionismo e la sociobiologia sono le ultime correnti sociologiche del XX secolo. La disciplina è applicata anche alle società industriali complesse.  In realtà, la sociologia non superò le altre scienze e divenne una di queste, con il suo linguaggio, i suoi fondamenti, i suoi paradigmi e le sue metodologie. Oggi la sociologia studia le organizzazioni umane e le istituzioni, utilizzando largamente il metodo comparativo. Inoltre un campo interessante al quale la Sociologia ha aperto le porte è quello della mediazione e del counseling, specie ai fini di analisi attente e progressive per il welfare. La mediazione è opera complessa e oggi esistono numerosi modelli di mediazione[12] ai quali fare riferimento. Scrive Sciarra[13]: Il mediatore non è un terapeuta che fa leva sulle emozioni o mira al cambiamento delle persone, ma solo un sociologo clinico che partecipa alle dinamiche delle relazioni tra le parti senza manipolarle, per facilitare la soluzione della situazione conflittuale, con strategie socio-culturali. Se ci pensate questo principio è la base della metodologia massonica. Questo principio, che appare così chiaro nel pensiero di Sciarra, è ancor più valido se osserviamo che oggi si affaccia nel campo del Sociale una nuova era: quella di Internet. Le nuove parole chiave per una analisi sociale avanzata ed attuale sono le incertezze della Logica (Godel), le presenze sottili di paradossi (Russell), l’aggressione dell’Informatica (Steve Job e Bill Gates), il fallibilismo e le società aperte (Karl Popper), la manipolazione dei mass-media (Marshall McLuhan[14]), il relativismo e soggettività delle molteplici verità (Bruno de Finetti), il  postmodernismo (Eagleton ed altri), il pensiero debole contro il  pensiero forte (Vattimo).

In questo ambito si affacciano problematiche antiche, anche delle nostre tradizioni mitologiche, ma rilette con occhi nuovi. Parliamo[15] della oralità mimetico-poetica che precorse l’avvento dei libri, prima scritti a mano e poi stampati, parliamo della nascita delle biblioteche e delle precedenti tecnologie di trasporto territoriale della cultura, tramite l’arte della memoria, ovvero parliamo dei palazzi e città della memoria, parliamo del sogno di Leibnitz che precorre l’Intelligenza artificiale, parliamo delle Algebre di Boole e della macchina di Turing[16], preteso confine tra  l’Intelligenza artificiale ed umana, delle avveniristiche tesi di Church e di vari scenari futuribili. L’aggressione sempre più marcata della tecnologia sul mondo reale, ormai pervade la nostra esistenza sociale come fosse una arrogante manipolazione delle regole della natura. I paradossi del nostro linguaggio dal “Cretese Bugiardo” di antica memoria al paradosso dell’enciclopedia, sono stati studiati e classificati da Bertrand Russel, ma sfuggono altri paradossi come  le illusioni nelle immagini, quali quelle prodotte da Mauritius Escher (1898 –1972) e dal contemporaneo Roger Penrose (nato nel 1931), il fisico che studia le tracce che precedono il Big Bang. Si parla di una tendenza detta del trans umanesimo verso una futura ipotetica società del post umano, nella quale l’uomo futuro rinasce, in una sorta di progressiva artificializzazione, che potrebbe sconfiggere la sua identità e il stesso stato naturale. Tutto ciò sfocia nel post-modernismo,  come una tendenza che vede il mondo contingente[17], infondato, differente e altamente instabile, inserito in un insieme di culture, forse interpretazioni multiple, che generano scetticismo intorno all’oggettività della verità. Il modello attuale di verità non vede più l’uomo assertore di affermazioni indiscutibili. L’uomo del postmodernismo è un attore che osserva gli eventi, che si sviluppano nella sua realtà sociale[18], li osserva e li interpreta secondo i suoi saperi, i suoi limiti, i suoi complessi, le sue convenienze, le sue illusioni e costruisce una visione soggettiva degli eventi osservati: la sua sfaccettature di una verità, una verità astratta, che spesso non esiste, ma che ci illudiamo ci sia e verso la quale tendiamo disperatamente in un processo mentale di passaggio al limite.  Infuria ancora la polemica sul “relativismo“, ma quanto scrive de Finetti, rivelano come molti dei nostri valori presunti, ad una accurata analisi, si fondino “non su roccia ma su sabbia” e risultino più incerti che mai. In questa prospettiva fallibilistica i fondamenti, intesi come concetti  “dotati di  valore assoluto ed eterno” non si raggiungono mai.  Tale atteggiamento critico “non pretende[19] di dimostrare l’impossibilità di giungere a una verità che non abbia mai più bisogno di ritocchi”  ma vuole  mostrare invece quanto siano facili le illusioni e metterci in guardia contro di esse, vuole sconsigliare l’imprudenza di farsi garanti di una certa concezione per sempre, quando il domani può smentirla”.

L’assunzione della prospettiva secondo cui l’essere è indebolito, poroso e plurivoco, porta ad ammettere che ognuno dei punti di vista esistenti è legittimato internamente, in quanto voce di un determinato percorso storico e/o esistenziale. In altre parole: “Caduta[20] l’idea di una razionalità centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata esplode come una molteplicità di razionalità “locali” – minoranze etniche, sessuali, religiose, culturali o estetiche – che prendono la parola, finalmente non più tacitate e represse dall’idea che ci sia una sola forma di umanità vera da realizzare, a scapito di tutte le peculiarità, di tutte le individualità limitate, effimere, contingenti.”

Il concetto di pensiero debole è dovuto a  GIANNI VATTIMO e PIER ALDO ROVATTI,  esponenti del postmodernismo. Loro obiettivo è  la teorizzazione di una forma di  mutamento etico che, a loro avviso,  si trovava  in embrione,  sia nel nichilismo di  Nietzsche che nell’esistenzialismo di Heidegger. L’ idea nasce dal lasciar cadere numerose asserzioni fondanti tutta la la tradizione occidentale. L’espressione “pensiero debole” viene coniata nel più ampio contesto generale del Relativismo e si contrappone al poco usato termine di pensiero forte, quest’ultimo più vicino alla concezione di verità assoluta, fondamento delle società chiuse, con le loro totali certezze, come quelle che propugnano le Chiese con le rivelazioni, le ideologie filosofiche come quelle dell’illuminismo e del positivismo, oppure le ideologie  politiche che, si sono diffuse attraverso il positivismo per sfociare nel marxismo, sono tutte ideologie aventi in comune delle negatività di intolleranza, mascherate  dalla difesa delle tradizioni. Ovviamente il tentativo di irreggimentare la Massoneria con le creazioni delle Gran Logge nel 1717, conduce ad una idea di pensiero forte, desideroso di  governare, attraverso i massoni speculativi, i massoni operativi e i loro segreti costruttori, ovvero il desiderio della nuova casta degli Architetti di controllare gli antichi muratori. 

Oggi, siamo lontani da quei tempi, ma il fenomeno per certi versi si ripete purtroppo con scarso significato. Accade spesso che fratelli di scarso spessore culturale si nascondono in sterili operatività rituali, che rasentano la perfezione esecutiva, a loro dire unico modo di creare energie positive nel Tempio. Ma purtroppo per loro non è così, un rituale ben eseguito è importante, sempre cum grano salis,  ma non basta. All’apprendista si spiega che noi lavoriamo senza sosta per edificare templi alla virtù e scavare profonde e oscure prigioni al vizio, ma ciò non si realizza operando soltanto con forme, sia pur perfette, di esecuzioni  rituali. L’energia tra noi aumenta se ci sentiamo appagati e vivificati dall’aver compreso i risvolti di idee importanti, racchiuse in un intervento (o tavola). Il commentare la stessa spesso rappresenta una vera e propria terapia di gruppo e a volte anche una mediazione culturale di conflitti tra idee,  che è bene che non siano mai all’unisono.  Ci si muove nell’obiettivo del miglioramento, con l’elevazione culturale del singolo, che acquista saperi che riporta anche all’esterno delle Logge, così che si dica di lui guardate quella donna o quell’uomo, sono gentili, disponibili, non si alterano mai, sono dei saggi e qualcuno dovrà prima o poi aggiungere grazie sono massoni!    

Per tornare ad una visione tipicamente post-moderna occorre osservate che un pervadente scetticismo invade la certezza della storia delle grandi narrazioni e delle norme rigide, entrambe fondamenti di definitive spiegazioni, che come oramai si è compreso non sono del tutto definitive. Nemmeno le certezze derivanti dalle osservazioni della natura hanno il carattere del definito, “esse sono fallibili[21], governate  dall’incertezza della coerenza delle identità. E’ uno stile di pensiero che sospetta delle concezioni classiche di verità, ragione, identità e oggettività o di cornici unitarie”.

  

3.-  IL MODELLO DI PARSONS E LA MASSONERIA

 Le branche nelle quali oggi la sociologia si suddivide sono ben più vaste di quelle espresse da tutti i personaggi che abbiamo presentato nel paragrafo precedente.  Un certo interesse suscitò il cosiddetto funzionalismo di Emile Durkheim (18581917), che  riconduceva  ogni fenomeno osservato  alla funzione che esso ha, o può o potrebbe avere all’interno dell’insieme di cui è parte nella società umana, e ponendo sempre  l’accento sul ruolo dell’individuo. Un approccio molto interessante, che sviluppa le idee di Durkheim, è quello proposto  e sviluppato da Talcott Parsons (1902-1979) e dalla sua scuola. L’approccio di Parsons, da taluni detto “approccio sistemico” è anche usualmente chiamato approccio struttural-funzionalismo, con detto approccio ci  si propone di integrare i due approcci opposti che nascevano nelle teorie di Weber e Durkheim. Nella sua opera “La struttura dell’azione sociale”, Parsons afferma che l’azione è l’unità elementare di cui si occupa la sociologia. Inoltre, l’azione sociale richiede che siano individuabili o presenti  i seguenti elementi e situazioni:

  • l’attore, cioè chi compie l’azione sociale;
  • un fine verso cui è orientata l’azione sociale;
  • una situazione di partenza da cui si sviluppano nuove linee d’azione e in cui vi sono le condizioni ambientali, sulle quali l’attore non ha possibilità di controllo, e i mezzi che invece l’attore controlla e utilizza;
  • un orientamento normativo dell’azione, che porta l’attore a preferire certi mezzi ad altri e certe vie ad altre, tuttavia basandosi sul sistema morale vigente nella sua società.

Da questa premessa di richiesta minima Parsons sviluppa un modello nel quale la società è concepita come un tutto organico, sia pure ripartita in gruppi sociali, che riceve imputs dall’ambiente circostante, interpretate nei vari gruppi sociali secondo le loro logiche specifiche, e tramite appunto le azioni sociali (unità elementari) dei gruppi stessi che la compongono, emettono outputs che sono immessi nell’intero ambiente e che quindi producono interazioni con gli altri gruppi. Il modello è chiamato modello LIGA per il fatto che Parson ritiene che debbano essere soddisfatti quattro precise funzione fondamentali, denotate appunto (L), (I), (G), (A), ovvero:

(L) (Latency, ovvero funzione di conservazione del modello latente).

Il gruppo sociale deve essere in grado di conservare nel tempo la propria identità, vale a dire che deve essere capace di individuare in modo non ambiguo quelli che sono i confini (landmarks), oggi preferiamo usare il termine ideal-type, tra tutto quello che è parte intrinseca del sistema e quello che è invece esterno al sistema e parte invece  dell’ambiente pensato come complemento esterno al gruppo sociale in questione.

(I) (Integration, ovvero funzione di integrazione).

Il gruppo sociale deve essere in grado di mantenere un adeguato livello di integrazione tra le sue parti, vale a dire disporre di un complesso di norme che regolino i flussi interni.

(G) (Goal attainment, ovvero funzione di conseguimento di scopi e obiettivi).

Il gruppo sociale deve essere in grado di determinare scopi ed obiettivi da perseguire indicati dalla filosofia del gruppo di appartenenza, dalle logiche generali e specifiche, dagli statuti fondanti. Del resto il gruppo sociale deve essere anche in grado di gestire i necessari controlli e gli opportuni adattamenti che sono implicati dalla necessità di attualizzare l’intera normativa, del gruppo sociale, senza sconvolgerne gli aspetti fondanti.

(A) (Adaptation, ovvero funzione di adattamento).

Il gruppo sociale utilizzerà le risorse proprie, sia interne, sia provenienti dall’ambiente esterno, al fine di dirigere gli attori del gruppo e le rispettive azioni al raggiungimento degli obiettivi e scopi proposti dalla dirigenza del gruppo,  ed anche latenti nelle premesse fondanti.

Il modello LIGA, a nostro avviso, quando si applica a gruppi strutturati, deve essere oggi, integrato da un altro requisito, specificatamente importante per l’applicazione del modello alla Massoneria, requisito ulteriore,  che indicheremo con:

(LL) (Logicity-Legality, ovvero funzione di logicità e legalità).

Il gruppo sociale nell’esame critico dei suoi aspetti statutari dovrà essere in grado di valutarne la logicità. Si noti che ogni statuto di qualsiasi Ente è, dal punto di vista della Logica, un sistema razionale nel senso di Carnap[22], nel quale non devono essere presenti coppie di proposizioni, assiomi o regole, che siano tra loro contraddittorie[23], diversamente decade la logicità del sistema.

Il gruppo sociale obbediente a quello statuto, dovrà utilizzare pienamente la legalità, usando rispetto per le leggi delle Nazioni, presso le quali intende operare, eseguendo correttamente le necessarie registrazioni e obblighi di legge ai fini societari e di trasparenza.

L’Universo Massoneria, cioè l’unione di tutte le Massonerie di tutto il mondo,  va visto, dal punto di vista sociale, come un enorme insieme di gruppi strutturati, le Obbedienze Massoniche o Gran Logge o Grandi Orienti. Ciascuno di dette Grandi Orienti sono a loro volta frammentati in strutture locali denominate Logge, che delle Obbedienze sono le strutture elementari. In questo enorme “Universo Massonico”, ciascun’Obbedienza con le sue molteplici Logge sparse su tutto il territorio della nazione ospitante, opera con i propri statuti, con le sue peculiarità, con le varie e talvolta sensibili differenze, con le loro aperture e con le loro chiusure, ma anche con le interazioni, non trascurabili, con il mondo sociale esterno alla Massoneria, denominato Mondo profano. Il modello LIGA di Parson, anzi il modello integrato LIGA-LL è il modello di struttura sociale che, al mutare dei tempi e nel raggiungere in modo naturale una  forma stabile di equilibrio strutturale, è il modello macro-sociale che si adatta come un guanto all’Universo Massonico. Va osservato che detto “Universo Massonico”, è composto da Obbedienze, che sono strutture di ricerca sul fenomeno “uomo”, fenomeno studiato nei suoi molteplici aspetti esoterici ed essoterici.  Alla base di questa mega struttura sono dei valori nei quali l’intero Universo si riconosce, sempre in discussione nel desiderio del perpetuare le più antiche e significative  tradizioni. Ciascuna Obbedienza si riconosce nei singoli statuti e nelle  norme,  che definiscono la struttura stessa, i ruoli interni e le sanzioni per le trasgressioni, del resto indispensabili. Non sono molti i requisiti statutari e di norme pratiche entrate nell’uso, che possono considerarsi comuni a tutte le Obbedienze. Tali requisiti, esprimono quel “quid in comune” che le Obbedienze condividono, e detta astrazione rappresenta quella che noi chiamiamo “la tradizione massonica”. Tra le idee di base appartenenti a questo sfumato “quid in comune” è sostanziale l’idea che la Massoneria fornisca all’individuo una spiritualità laica e non dogmatica e che l’intera spiritualità massonica guidi il singolo verso un cammino individuale di crescita che, come si esprime con linguaggio alchemico : trasformi il piombo che è in noi in puro oro o anche, con l’antico linguaggio dei muratori e scalpellini, oggi divenuto simbolico, trasformi la pietra grezza in pietra levigata.  Naturalmente la trasmutazione alchemica che si opera è ideale e avviene all’interno della mente e della personalità individuale. Come? Il come, la metodologia usata è soggettiva, individuale, solo parzialmente comunicabile, non per volere del singolo, ma per l’obiettiva difficoltà e impossibilità di far comprendere e comunicare ad altri, i dettagli del mutamento e del perfezionamento individuale. Si è sempre molto discusso dei Segreti della Massoneria, usualmente coloro, che meno ne sanno, sono soliti emettere commenti di varia natura, spesso negativi. Il fenomeno è antico e si suole denominare “le strida dei beoti”!cbene: questo processo di crescita e solo questo è il segreto incomunicabile dei Liberi Muratori. Le Obbedienze sono delle Società con dei segreti ma non sono società sgrete, del resto non possono essere segrete le Società con indirizzi, numeri di telefono, elenchi trasparenti, siti internet a disposizione di tutti.

L’illustre matematico CARL FRIEDERICH GAUSS (1777-1855), fu il primo a rendersi conto dell’esistenza delle Geometrie non euclidee, ma e riflessioni che andava elaborando sull’argomento non furono mai pubblicate. Egli infatti preferì affidarle a lettere private che scriveva agli amici pregandoli di mantenere il silenzio per evitare “le strida dei Beoti“. Per lui i Beoti non erano propriamente gli abitanti dell’antica Beozia. L’atteggiamento testimonia il timore del grande Gauss, nel clima culturale sfavorevole del tempo che circondava i mutamenti, egli temeva infatti di cadere nel ridicolo presso i matematici di allora che, a suo avviso,  non avrebbero compreso i suoi risultati.

Tutto il resto, in particolare la denigrazione della Massoneria, è leggenda metropolitana spesso usata per distogliere il cittadino, affascinato da ipotetici complotti da altro. La Massoneria ha spesso fornito, specie in Italia, paese nel quale è forte l’influsso della Chiesa che non ama la Massoneria, un ottimo esempio di capro espiatorio. 

Per tornare all’aspetto macro-sociologico, notiamo come sia un problema generale dei modelli sociali, il comprendere che, senza valori iniziali da trasmettere, di generazione in generazione, nel processo di socializzazione di ogni particolare struttura in esame, cioè senza la funzione di Latency, nessun modello di sistema sociale può esistere e sopravvivere.

In effetti la svolta che venne data il 24 giugno 1717, con la creazione della Gran Loggia di Londra, fu proprio di assolvere (forse parzialmente e incosciamente) al primo postulato di Parsons (L), denominato Latency, principio allora ignorato in modo codificato,  ma che di fatto ben presente in embrione, anche da tempi più antichi. Le critiche nate al sistema della Gran Loggia di Londra e alle Costituzioni redatte da James Anderson nel 1723 e ratificate dalla loro Gran Loggia, sono di due tipi. Intanto una prima critica è legata essenzialmente alle diverse ambiguità contenute negli statuti da lui formulati in collaborazione con Désaguliers.  Queste si possono riassumere indicando che lo stesso Anderson parla della necessità di rispettare gli antichi Landmarks[24], ma enuncia ciò senza elencarli anche se riporta quelli che egli chiama gli Old Charges. Egli assegna questi dettami come immutabili ma, tutto sommato, egli stesso è il primo ad eluderli. Infatti Anderson, secondo i suoi statuti, non essendo massone ma solo un semplice cappellano[25]  di Loggia, non possedeva le funzioni iniziatiche richieste per fonare Logge e per proclamare Liberi muratori. Con questo noi non solleviamo tematiche di irregolarità fondanti della Gran Loggia di Londra, come brillantemente è stato fatto da René Guenon. A nostro avviso l’esistenza della Gran Loggia di Londra e dell’UGLE poi ne legittima la fondazione, ma si rileva solo che i Reverendi Anderson e Désaguliers hanno, secondo le loro tradizioni ecclesiastiche, predicato bene e operato male in relazione agli statuti da loro stessi proposti.

Una seconda critica più profonda viene dal non rispetto dell’assioma aggiuntivo (LL), del modello di Parsons. Ricordiamo che Franco Eugeni, fin dal 1994[26], in un suo lavorò, dimostrò che esistono negli assiomi delle costituzioni di Anderson regole/postulati/richieste tra loro contraddittorie. Pertanto, alla luce del Teorema dello Pseudo-Scoto, come ampiamente osservato in altra parte di qyuesto lavoro, le contraddizioni  falsificano l’intera struttura fondate di Anderson. Possiamo giustificare l’incompetenza del Reverendo, poiché al suo tempo erano pochi coloro in grado di comprendere i  problemi della Logica, ma la falsificazione è evidente, oggi!

L’assioma (G) sembra anche parzialmente disatteso da Anderson, in quanto appare chiaramente negata ogni possibilità di attualizzazione, lasciando intendere, tra le righe, che la formulazione andersoniana è del genere di una verità rivelata, o quanto meno ha carattere dogmatico. Nel contempo si dichiara espressamente che la massoneria non è una religione, quindi sarebbe comunque adogmatica  e non sottoposta nemmeno ad ipotetiche verità rivelate. E’ questo il punto esatto ove si presenta la caduta dell’assioma di logicità (LL), indispensabile in un qualsiasi sistema razionale che è come dire indispensabile in un sistema statutario coerente.

Anche l’assioma (A) è parzialmente disatteso in quanto appare chiaramente che molti degli obiettivi e scopi latenti nei principi fondanti sono disattesi. Citiamo ad esempio il propugnare l’universalità della fratellanza. Allora come conseguenza io accolgo, come fratello, un massone proveniente da una qualsiasi Obbedienza di altra nazione, magari con l’idea di un gemellaggio o di un trattato di mutuo riconoscimento. Contestualmente pongo un ingiustificato e ingiustificabile divieto d’accesso a un fratello di un’Obbedienza, diversa dalla mia, ma della stessa nazione, quindi concorrente. E’ Questo a nostro avviso è un elemento totalmente profano che interviene nello spirituale, magari con significato pratico di iscrizione ad un club piuttosto che all’altro rivale, ma con scarso significato e negativo senso spirituale.  Giova a riguardo raccontare un episodio di un nostro fratello che arrivato in una Loggia Argentina, aderente ai principi UGLE,  chiese di essere ricevuto come ospite. Misero in discussione la sua ammissione, poiché veniva da una Gran Loggia mista. Il nostro fratello chiese loro perché rifiutassero le Donne, la risposta fu: lo dice l’UGLE e noi non mettiamo in discussione i principi dell’UGLE. Non vi è dubbio che questo atteggiamento è uno dei principi da contrastare: l’accettazione passiva, almeno da parte delle autorità dirigenti, di regole fuori da ogni contesto di attualizzazione, che conducono inevitabilmente a fare della Massoneria una società chiusa sono da combattere e eliminare. Se poi alcuni gruppi vogliono fare della loro Obbedienza una società chiusa, nulla da obiettare, ma occorre accettare questa mancanza di universalità. Del resto vi sono Obbedienze che vietano ai propri amministrati di frequentare, anche in modo profano,  i non-fratelli talvolta chiamati cugini, o addirittura cugini scismatici, della Obbedienza della porta accanto. Questa mancanza di universalità e di accoglienza, sarà più a lungo discussa in un nostro prossimo lavoro di carattere filosofico, è legata a fatti profani quali la pratica del remaking, da molti ritenuto finalizzato all’esazione di ulteriori capitazione e tributi[27], secondo altri originati dalle profonde mutue gelosie delle Dirigenze e l’idea, purtroppo ereditata dalle religioni, dell’esclusività della propria Obbedienza[28].  Naturalmente essendo la Massoneria terreno dei Liberi pensatori e quindi dei cultori del pensiero debole, ad essi poco si addice l’esclusività della propria Obbedienza. Nella cerimonia di iniziazione di quasi tutte le Obbedienze, il Maestro Venerabile istruisce l’adepto sul fatto che:

  • la massoneria è universale avendo il suo principio di base nella ragione;
  • la Massoneria non è confondibile con alcuna religione, essendo libera da qualsiasi dogma religioso e  lasciando a ciascuno piena libertà di credenza;  
  • la massoneria è avanti tutto progressiva e non impone a nessuno limiti nella ricerca delle verità;
  • principio fondamentale è la tolleranza della coscienza politica e religiosa di ciascun fratello.

Come critica globale per una analisi di tipo sociologico va osservato che non sempre la ragione e l’aspetto critico-epistemologico, che conduca a critiche costruttive,  sono osservate. Ad esempio per l’aspetto della religione vi sono fratelli che sono credenti passivi della religione imposta loro da bambini. Non si chiede di rinnegare niente, ma sarebbe da chiedere di accettare la messa in discussione dei dogmi, in maniera da raggiungere, se possibile e se si desidera nel proprio individuale percorso, un’ accettazione consapevole degli stessi. Altro esempio è l’applicazione del remaking, citato sopra, nato durante il primo scisma dei Moderns ed Antients e perpretato in modo acritico in quasi tutte le Obbedienze. La stessa non accettazione delle Donne, rifiuto nato in altri tempi, in ambienti inglesi misogeni e/o strettamente militari, sostanzialmente in altri ambienti ai tempi in cui “Berta solo filava”.  Se non si pone limite alla ricerca delle verità,  si fa fatica a capire come alcuni fratelli si siano chiusi in sterili ripetitività, vissute come comandamenti spirituali, rivelanti l’origine in Anderson e Desagulier, di una cultura bigotta, con caratteri  superstiziosi e magici. Si dice che è vietato discutere di politica e religione, attenzione è vietato discutere, ma non parlarne conservando massimo rispetto per l’altrui parere, diverso dal nostro. Il vietare significherebbe non riconoscere la capacità degli adepti di discutere in modo paritetico e civile.

 

 

4.- VERSO UNA SOCIOLOGIA DELLA MASSONERIA

 

Il modello di Parsons allargato si addice perfettamente alla Massoneria, ma in realtà i Massoni hanno una serie di norme comuni, che sono dettami propri della Massoneria, dettami nei quali a volte si riconoscono tutte le varie Obbedienze, ma altre volte si differenziano notevolmente le une dalle altre, costruendo norme,  che sono vere e proprie norme sociali di quella particolare Obbedienza, così da creare atteggiamenti di non riconoscimento specifica tra gruppi, che pur tuttavia  appartengono a questo “Universo Massonico”.  Secondo quanto scrive MASSIMO INTROVIGNE il problema generale della Sociologia della Massoneria può essere compreso solo in una visione più ampia,  che riguardi tutto l’attuale ambito della post-modernità. Inoltre riteniamo che la società pluralistica di cui scrive Introvigne,  in ciò che segue, sia da considerare molto simile alla società aperta di Popper, di cui parleremo nel successivo paragrafo.

La caratteristica essenziale della post-modernità – scrive Introvigne –  è il pluralismo non solo sociale, ma dottrinale: la presenza di gruppi socialmente significativi portatori di idee diverse e inconciliabili,  sull’origine e sul destino del mondo e dell’uomo, portatori, quindi,  di diverse visioni del mondo, di diverse filosofie, di diverse religioni. Il Medioevo, da questo punto di vista, non era una società pluralistica [aperta n.d.A] nel senso moderno del termine: le comunità ebraiche e musulmane, pure presenti, non erano considerate parte integrante della società; i vari gruppi ereticali erano corpi estranei, di rado socialmente significativi; l’unità e l’integrità della fede erano considerate un bene da perseguire e la presenza di visioni del mondo contraddittorie all’interno del popolo cristiano un male da combattere. La società pluralistica moderna nasce dopo la Riforma del 1517 e dopo le guerre di religione, il cui esito è la presenza in diverse nazioni di gruppi religiosi differenti, portatori di idee fra loro inconciliabili.

 

Premettendo che in una società aperta è al centro dell’azione sociale un confronto costruttivo di idee contrapposte, sembra proprio accrescere una sintonia con l’idea di Società pluralistica. .

 

Questa situazione di pluralismo – scrive ancora Introvigne –  non farà che accrescersi dal secolo XVI in poi: se all’inizio coesistono cattolici e protestanti, ben presto i protestanti si frammentano in decine di denominazioni rivali, mentre le scoperte geografiche rendono evidente a tutto il pubblico colto l’esistenza nel mondo di centinaia di religioni diverse. Più tardi, con l’Illuminismo diventano socialmente significativi anche il razionalismo e la miscredenza e, a partire dal secolo XIX, acquista spazio sempre maggiore anche la presenza in Occidente di religioni non cristiane e di nuovi movimenti religiosi.

Di fronte al pluralismo dottrinale nasce  un disagio sociale diffuso, che si manifesta tuttavia in due modi differenti. Da una parte vi è chi tenta la fuga dal pluralismo, che appare intellettualmente incomprensibile, rifugiandosi in “piccoli mondi” dove il pluralismo è negato e dove la pluralità di messaggi contraddittori è ridotta all’ascolto selettivo di un solo messaggio. È il caso delle cosiddette “sette” che, fisicamente o almeno psicologicamente, si separano dalla società pluralistica per costruire micro-società non più pluraliste dove si ascolta un’unica “verità” e si riducono i contatti, almeno intellettuali ma talora anche fisici, con il mondo esterno.

Dall’altra parte, vi è anche chi,  anziché fuggire dal pluralismo,  ne cerca una chiave di lettura che lo renda ragionevole e che permetta psicologicamente di adattarvisi. All’estremo opposto delle “sette” nascono gruppi caratterizzati dal sincretismo e dal relativismo, per cui tutti i messaggi contraddittori in circolazione nella società pluralista sono contemporaneamente , anche se solo relativamente veri ed è possibile vivere fra le pieghe delle loro contraddizioni purché si trovi una chiave che permetta di disporre e ordinare le diverse visioni del mondo in una costruzione in qualche modo logica.

 

Così i due modi differenti di reagire sono proprio l’adesione alle società chiuse, in una unica verità, e il secondo modo è aderire al relativismo soggettivo delle società aperte. Siu questo parleremo ampiamente nel successivo paragrafo. 

Osserviamo ancora e condividiamo con Introvigne l’idea che i relativismi e i sincretismi sono olteplici, e molti di essi presentano elementi di saperi esoterici. Al di la dei  livelli superficiali sembra proprio che tutte le diverse religioni, le visioni del mondo, le filosofie e le massonerie che appaiono a prima vista come contraddittorie, ma nelle più profonde e segrete visioni,  accade che i  nuclei segreti delle diverse religioni, filosofie, massonerie non solo non si contraddicono più ma presentano incredibili sinergie di interpretazioni.

E’ ovvia la domanda che si pone a qiesto punto: come e perché nasce la Massoneria? Le origini e la nascita delle strutture di tipo massonico sono uno dei problemi più affascinanti e discussi[29] nell’ambito  della ricerca storica, anche per via del fatto che i documenti sono stati, specie in Italia , per la maggior parte completamente distrutti[30]

L’Obbedienza più antica è la Grand Lodge of London (1717), poi Grand Lodge of England, confluita nel 1813 nella United Grand Lodge of England (UGLE). Questa prima Gran Loggia è  indicata come Grand Lodge of Moderns  o anche come First Grand Lodge (of England), fondata appunto nel 1717 e retta dalle Costituzioni scritte dal Reverendo Presbiteriano James Anderson[31] sotto le indicazioni dell’altro Reverendo  protestante John Desaguelier[32] (1683-1744). La seconda Gran Loggia considerata nasce nel 1751 con il nome di The Most Honoraurable Society of the Free and Accepted Masons , according to the Old Insitutiones, che poi muta in  Grand Lodge of the free and Accepted Masons of the Old Istitutions. Tale Gran Loggia talvolta si indica in letteratura con il nome abbreviato di  Grand Lodge of Antient o anche,  come già indicato, con il nome di  Second Grand Lodge (of England). E’  retta da Costituzioni, scritte da Laurence Dermott[33] (1720 –1791) e pubblicate sotto il titolo di  “Ahiman Reazon[34]”. L’ UGLE  del 1813, appunto,  deriva dalla fusione della Grand Lodge of England, con la Grand Lodge of the free and Accepted Masons of the Old Istitutions (1751). L’UGLE è riconosciuta da un grande numero di Obbedienze internazionali come se fosse una sorta di Gran Loggia Madre, del mondo. Due principali testi : Basic Principles for Grand Lodge Recognition (“Principi per il riconoscimento da parte della Gran Loggia”) del 1929, e Aims and Relationships of the Craft (“Scopi e relazioni dell’Arte”), del 1938 (rivisto nel 1949), fissano i criteri con i quali, dall’alto della loro pretesa antichità e correttezza autoreferenziale concedono o non concedono il riconoscimento della “regolarità massonica”. Inoltre è introdotto il termine “legittimità massonica”, che se non spieghiamo, può creare qualche ulteriore confusione. Ovviamente non sono termini legali, ma termini introdotti dagli Inglesi. Inoltre un terzo termine lo introduciamo noi e lo chiameremo “logicità statutaria”.

Nel seguito  parleremo di:

 

  • “antica regolarità inglese”
  • “antica legittimità inglese”.
  • “logicità statutaria”.

 

L’aggettivo Inglese significa che l’idea è solo loro, l’altro aggettivo Antica è importante, in quanto sta ad indicare che le regole risalgono al passato, quando in Inghilterra esisteva una sola Gran Loggia. Oggi in Inghilterra vi sono Obbedienze massoniche inglesi, che secondo la Gran Loggia Unita d’Inghilterra non avrebbero, a loro avviso, i requisiti delle loro regolarità e legittimità.

I criteri stabiliti dalla Gran Loggia d’Inghilterra, possono sembrare disquisizioni di lana caprina, ma comunque sono interessanti, sia come conoscenza accademica, sia per approfondire la nostra conoscenza anche delle parti più complicate della Fratellanza massonica. Tali criteri gli inglesi ritengono che vennero dedotti dalle Costituzioni di Anderson, considerate come una sorta di Bibbia della Massoneria. Oggi sappiamo che così non è, sappiamo che non mancano discussioni sulla loro interpretazione e reale validità. Dunque i criteri antichi e inglesi che tra breve definiremo sono validi per coloro e sono tanti, che li accettano come tali.  E’ una questione di condivisione! La Gran Loggia d’Inghilterra non ha alcun diritto di dichiarare regolarità e legittimità, se non come loro riconoscimento duna singola Obbedienza, che vale tanto quanto quello di una altra qualsiasi  Obbedienza. Dunque:

 

“… non riconoscimenti unilaterali ma solo mutui riconoscimenti”.

 

– la regolarità (inglese) implica il possesso dei seguenti requisiti:

 

  1. a) il requisito di origine o dottrina (è necessaria la fondazione da parte di una Gran Loggia già riconosciuta come regolare o di almeno tre logge regolari che la fondano);
  2. b) il requisito di fede che consiste nella credenza in Dio, come Grande Architetto dell’Universo, l’uso di un “libro della legge sacra” – normalmente la Bibbia, ma è ammesso un altro libro sacro tradizionale per le Logge che operano in paesi diversi dall’Occidente cristiano;
  3. c) il divieto di parlare in Loggia di politica e di religione. Sembra che detta idea, peraltro saggia, nasca da periodi di accesi dibattiti di una ristretta Europa, ma si allarghi oggi anche a continenti extraeuropei. Una grande forza dell’Istituzione è stare lontano dalla politica e dalla religione, per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti. I padri fondatori sapevano benissimo quanto posson

o dividere la politica e la religione.

  1. d) l’esclusione assoluta delle donne; si è pensato che la presenza di donne in una Loggia potrebbe costituire un potenziale elemento di “disarmonia” al pari del dibattere di argomenti politici o religiosi. Si è cercato di spiegare questa posizione con differenze esoteriche o caratteriali, peraltro difficilmente sostenibili.

 

La legittimità (inglese) fatto questo esclusivamente di territorio, implica che detta Gran Loggia non sarebbe sovrana se non avesse il controllo sull’intero territorio, e questa regolarità potrebbe essere data  ad una Gran Loggia che abbia un  diritto di primogenitura in una singola Nazione .

 

Per tornare ai dettagli dei principi di regolarità inglese occorre notare che il problema del requisito di fede merita un discorso a parte,  poiché è parere di molti studiosi della massoneria che il grande Architetto dell’Universo può anche essere la casualità di tipo darwinista, che interviene nell’evoluzione degli esseri umani, contrapposta all’idea dei creazionisti che oramai ammettono l’evoluzionismo ma lo suppongono guidato da una forma di disegno intelligente dei creazionisti. Del resto distinguere tra disegno casuale e disegno intelligente è un aspetto teologico di non facile trattazione, e nemmeno i vertici dell’UGLE, a nostro avviso, hanno necessariamente reali competenze per dirimere la questione.  Osserviamo pure  che il requisito di fede è stato rigettato dal Grande Oriente di Francia, e dalle massonerie di gran parte dei  paesi latini (Spagna e America Latina). Queste  hanno perso, a partire dal XIX secolo,  il riconoscimento della “regolarità inglese”, perché accusate di ammettere nelle loro fila atei, di non utilizzare la Bibbia come libro sacro, di occuparsi di temi politici, in disaccordo con le Costituzione di Anderson.  Naturalmente i principi inglesi sono stati spesso disattesi nella pratica. Ad esempio nel 1972, quando l’UGLE, riconobbe come regolare il Grande Oriente d’Italia (GOI di Palazzo Giustiniani),  i fratelli che non credevano in Dio avrebbero dovuto essere esclusi dalle Logge del GOI, ma l’allora  Gran Maestro, Giuliano Di Bernardo, che a nostro avviso aveva tutte le competenze filosofiche-teologiche per affrontare il problema, aveva proposto una nozione di Grande Architetto, come “principio regolatore”e in forma piuttosto ambigua. Tale definizione che, benché non formalmente condannata da Londra, era al limite di quanto accettava l’imposta “regolarità” dell’UGLE, la definizione di Di Bernardo aveva suscitato più di una obiezione, ma fu appoggiata e forse tollerata dalla dirigenza inglese.

 

L’esclusione assoluta delle donne appare come una contraddizione piuttosto sottile. Nei giorni che noi viviamo è difficile comprendere perché mai le Donne non sarebbero da iniziare. Questo costume nasce forse dalla antica certezza che le donne non fossero libere, ma tenute sotto la soggezione maschile, credenza che nel Settecento e prima poteva anche comprendersi, anche se già erano in atto profondi mutamenti dei ruoli femminili, che iniziavano a giocare in proprio[35] e non solo come amanti di potenti. Questa idea ha generato le Logge Femminili, che nascevano sempre sotto un controllo maschile. Si pensava che la donna non potesse essere stata membro di antiche corporazioni di lavoratori, anche se quest’affermazione è altamente discutibile[36]. Ancora è probabile che sia intervenuta la tendenza inglese di chiudersi in clubs rigidamente maschili, anzi misogeni, o anche in Logge militari, nelle quali mancava l’elemento femminile. La balla del solare e lunare, non ha alcun appiglio reale e si lega all’antica paura della contaminazione tra la natura delle piante e del sangue mestruale. La non iniziabilità femminile contrasta fortemente sia con il ruolo che la donna gioca nel mondo attuale sia con la pretesa Universalità della Massoneria,  che dovrebbe operare in modo aperto senza distinzione di sesso, religione, politica, stato di salute e condizione sociale.

Ne segue che i due assiomi dei Filosofi della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, sulla Regolarità e Legittimità appaiono, nei fatti, molto pretestuosi. Ovviamente la succitata Gran Loggia  è padrona di dare tutte le definizioni che vuole, ed anche di crederci nella sua autoreferenzialità. Detti principi sono abbastanza datati, e proprio per questo andrebbero riletti alla luce del mondo attuale. Al mondo di oggi sono molte di più le Obbedienze – secondo l’UGLE – irregolari ed illegittime, che quelle ritenute valide. Naturalmente questo vale solo per coloro che, per motivi di ortodossia d’altri tempi, sono portati ad assecondarla e a riconoscere questo fittizio ruolo di Loggia-madre. Al più si può, a nostro avviso,  riconoscere una loro primogenitura,  che è cosa ben diversa!

Comunque anche sulla primogenitura abbiamo qualcosa da aggiungere. Tra il 1723 e il 1737 in Europa fiorirono Logge dappertutto: La più antica fuori dell’Inghilterra nasce nel 1923 a Girifalco in Calabria, ma successivamente ne nascono a Madrid, Gibilterra, Olanda, Lisbona, Stoccolma e Boston (oltremare) e in Italia a  Firenze,  Milano, Venezia, Napoli, Padova, Genova. Fenomeno analogo in Francia dove fin dal 1773 si costituisca il  Grande Oriente di Francia, mentre la nascita del Grande Oriente d’Italia risale al 1805. Tutte queste Logge sparse  e Gran Logge europee sono di fatto precedenti alla costituzione dell’UGLE datata 1813.  Inoltre va osservato che  le problematiche di riconoscimento inglese, se prese in considerazione, riguarderebbero esclusivamente le Gran Logge, ovvero le strutture che governano i primi tre gradi e non i Riti. Il tutto potrebbe estendesi ai Riti, in particolare al Rito Scozzese e al Rito di York, ma per i Riti il problema non è stato mai posto. Casomai dovrebbe essere un Supremo Consiglio americano di Charleston, ove il Rito scozzese è nato nel 1801, a dichiararsi Rito madre, ma ciò non accade.

Per evitare di confondersi tra i termini  Obbedienze e Riti, ricordiamo che le Obbedienze sono federazioni amministrative di Logge che accettano la supervisione e il coordinamento, o come suole dirsi si pongono all’obbedienza, di una struttura massonica più ampia che si chiama Gran Loggia o Grande Oriente.

L’idea di Gran Loggia, come scrive René Guenon, studioso dall’indiscusso rigore tradizionalista, fu considerata irregolare dai vecchi massoni operativi. La questione della irregolarità guenoniana,  in termini di rispetto delle tradizioni, anche se sorpassata dai tempi, è sempre rimasta in sospeso. René Guénon, afferma che i cosiddetti Landmarks, avrebbero lo scopo d’interpretare i caratteri paradigmatici della logica massonica, che, più che i caratteri una verità immutabile, dovrebbero avere i caratteri di universalità ed essere fuori dal tempo, essendo archetipi puramente spirituali, se si vuole dovrebbero essere molto vicini a qegli oggetti sociologici, che oggi con Weber, in Sociologia, chiamiamo gli idealtipi. Di questi si parlerà nell’ultimo paragrafo.   Guénon sottolinea ancora  la necessità che ogni generazione massonica riconsideri, entro limiti di salvaguardia, dettati dai landmarks/idealtipi, la sua intima essenza. Essendo poi i concetti di regolarità e legittimità del tutto obsoleti, specie  in relazione all’esclusione delle donne dalle Logge,  la Massoneria moderna dovrà far proprie queste considerazioni ed astenersi dal motivare il divieto, unicamente in funzione di “inalterabili costumi operativi precedenti”.

Nelle tradizioni precedenti al 1717, i Massoni operativi ritenevano le Logge totalmente indipendenti e sovrane. Così l’idea dei Massoni speculativi, di costruire delle Gran Logge, che nei fatti hanno reso le Logge dipendenti e coordinate,   si è sempre più consolidata nei tempi.

I Riti Massonici, invece, sono sistemi di gradi massonici, successivi al grado di Maestro che costituiscono una via iniziatica, con alti insegnamenti specifici, che sono appunto trasmessi procedendo nei diversi gradi. Sono le dirigenze del Rito, generalmente separati da quelli della Gran Loggia, che coordinano le cerimonie ed intervengono sulle caratteristiche del Rito stesso. Anche i Riti fanno riferimento a una Gran Loggia o meglio a un Grande Oriente, anzi la presenza dei Riti dovrebbe indicare la differenza tra Gran Loggia (che dovrebbe operare, sono nei primi tre gradi) e Grande Oriente (che dovrebbe operare sia nei primi tre gradi che nei successivi Riti). Ne risulta che all’interno di una stessa Obbedienza possono esistere diversi riti, e il medesimo Rito  può esistere in diverse Obbedienze, anche se con le opportune  varianti di  cerimoniale.  Sono nate anche Federazioni nazionali di Gran Logge e Federazioni internazionali. Tra le più note il CLIPSAS (Centre de Liaison et d’Information des Puissances maçonniques signataires de l’Appel de Strasbourg). Dal CLIPSAS,  nel 1996,  si sono però separate a causa di diverse controversie lo stesso Grande Oriente di Francia e altre obbedienze per costituire l’AMIL (Associazione Massonica Intercontinentale Liberale), una realtà a sua volta turbata da dissensi. I dissensi nell’AMIL hanno spinto il Grande Oriente francese a favorire la nascita del SIMPA (Segretariato Internazionale delle Potenze Massoniche Adogmatiche), cui hanno aderito anche la Gran Loggia d’Italia e la maggior parte delle obbedienze europee di impronta liberale (così che l’AMIL è rimasta una realtà prevalentemente africana, mentre nel CLIPSAS sono oggi numerose le obbedienze femminili e Obbedienze legate ai riti “egiziani”).

 

 

  1. LA MASSONERIA, LA FALLIBILITÀ DELLA SCIENZA E LE SOCIETÀ APERTE DI POPPER

 

 

La frase di Karl Popper,  indicata all’inizio del lavoro,  recita che:  Il pensiero massonico si oppone alle società chiuse e costituisce le fondamenta delle società aperte. L’affermazione del grande Sociologo ci appare molto intrigante e ci conduce a voler comprendere, nei dettagli, i fondamenti della sua Società aperta.

Sir Karl Raimund Popper[37] (1902-1994), ebreo-austriaco,  è stato un  filosofo ed epistemologo di statura notevole. Il padre Simon di Karl fu un avvocato di ampi interessi culturali, possedeva una biblioteca di oltre diecimila volumi, ai quali il figlio ebbe modo di accedere dalla più tenera età. Simon Popper era pure un liberale e un massone, e questo clima spirituale familiare, che aleggiava attorno al  padre,  ebbe una profonda influenza su di lui,  anche se Popper ha sempre dichiarato di non esser mai stato un membro della massoneria. La madre, Jenny Schiff, gli trasmette invece la sua passione per la musica. Karl  ha due sorelle maggiori, Emilie e Anna Lydia, quest’ultima autrice di successo di storie sentimentali. Ha idee precise sulla storia della Scienza che non considera una  tavola riassuntiva di avvenimenti di successo, anzi vanno osservati le opere di  ostacolo frapposte al suo sviluppo,  prime tra tutte le opere nefaste della cosiddetta Santa Inquisizione, specie  per la crudeltà con la quale la Chiesa,  ha ritardato di almeno  cinquecento anni il mutamento scientifico. Non è tenero nemmeno con la Scienza. La sua teoria della falsificazione, basata sul principio della verificabilità empirica, è anche detta la via  del “razionalismo critico”. Quest’ultimo si può riassumere nel seguente modo: ….  le teorie scientifiche sono proposizioni universali, la cui verosimiglianza può essere controllata solo indirettamente a partire dalle loro conseguenze. La conoscenza umana quindi, risulta  di natura congetturale e ipotetica, e trae origine dall’attitudine dell’uomo a risolvere i problemi in cui si imbatte e  parte da modelli mentali speculativi che fanno da guida alle loro esperienze, attraverso un processo continuo di tentativi ed errori.

Accanto a questa Teoria della falsificazione Popper apre il suo mondo anche al concetto, in realtà non del tutto nuovo, che egli chiama l’idea della società aperta, nella sua rivisitazione e rilettura in chiave attuale. L’idea di società aperta, secondo Popper, è già presente ad Atene al tempo del grande Pericle. Gli ateniesi, quali attori sociali, accettano lo straniero perché è a loro chiaro che da altri si impara ciò che non si sa,  operando la democrazia ateniese  in un confronto costruttivo di idee contrapposte. Popper ama l’individualista  Socrate e la sua idea di non sapere che riprenderà nel falsificazionismo, ma non ama Platone, pur essendo questi allievo di Socrate. Platone è per Popper un nostalgico della società tribale, anzi  tutto il suo pensiero politico, può essere ridotto a un progetto totalitario di restaurazione della società chiusa.

Per società chiusa, Popper intende proprio la società tribale, che interpreta se stessa come naturale, sacra e immutabile, ed è collettivista, gerarchica, organica.. In essa gli individui non godono di nessuna libertà, ma ciascuno conosce concretamente la proprio posizione e i propri doveri.

La società aperta, di contro, è consapevole di essere una costruzione culturale soggetta al mutamento continuo, ed è un labirinto di  relazioni concrete ed astratte, collettive  ed individualistiche.  Il primo volume[38] sull’argomento è quasi interamente dedicato a un violento attacco, appunto,  contro il platonismo filosofico e politico.

Il secondo volume[39]  dedicato all’argomento fu scritto in Nuova Zelanda, nazione ove Popper si era rifugiato fin dal 1937, fuggendo dall’Austria nativa, a causa delle sue origine ebraiche. Popper quale filosofo politico  è strenuo difensore del liberismo ed ovviamente data la sua esperienza di ebreo austriaco dedicò parte delle sue teorie ad avversare ogni forma di totalitarismo. In questa opera Popper,  individua nel principio di verificabilità una metodologia per attaccare e controbattere qualsiasi dottrina di stampo assolutistico, sia esse filosofica o scientifica o anche  etico-religiosa. Infatti, se non esiste e non può esistere alcun principio  assoluto ne segue che  ogni risultato di  ricerca è generato da  un percorso di perfezionamento che opera per verifiche successive. Popper non era massone, ma questo suo metodo è tipicamente massonico. Ne segue il rifiuto del  dogma e di coloro che per giustificarlo se non addirittura imporlo sono portati a  sopprimere, anche con la violenza, qualunque posizione contraria, dai religiosi chiamata eretica.

Una società aperta si può definire indicando alcune sue peculiari caratteristiche. Essa è una società dove i suoi membri o attori sociali che dir si voglia seguono i seguenti principi:

PRINCIPIO DI TOLLERANZA:  sono propugnatori della tolleranza si attribuiscono il diritto di non tollerare gli intolleranti;

PRINCIPIO DELL’IGNORANZA: sono governati dalla cosiddetta “saggezza dell’ignoranza” nel senso socratico di “io so di non sapere” questo nel senso di essere coscienti dei propri limiti e della perenne possibilità di errore, ma propugnatori del “libero pensiero”;

PRINCIPIO DEL DUBBIO :  non ritengono possibile il poter dare o costruire una fondazione razionale definitiva che sia certa dei valori ultimi cui affidare le nostre decisioni e i nostri comportamenti e per questo accettano ed  esaminano le critiche altrui con interesse ed umiltà;

PRINCIPIO DELL’ESAME CRITICO DELLA STORIA:  confrontano le molteplici e contrastanti visioni dell’uomo e della storia, non dando per scontata la storia scritta dai vincitori, dai romanzieri, dagli storici  prezzolati o anche incapaci; 

PRINCIPIO DI FALLIBILITA’ :  esaminano e confrontano tutte le possibili e ragionevoli  proposte di soluzioni di problemi con umiltà e costruttivismo, accettando il maggior numero di idee e di proposte con la coscienza e conoscenza, nell’ambito della ricerca scientifica e filosofica, della fallibilità e falsificazione;

PRINCIPIO DI NEGAZIONE DELLE UTOPIE:  sono convinti della non esistenza di criteri certi e assoluti atti a stabilire cosa possa essere  una società perfetta, intendendo per società perfetta – o di qualunque altra forma di utopia –  la negazione della idea di società aperta in quanto chiusa  in conoscenze assolute ed esclusive.

La società chiusa , al contrario,  presenta un insieme di attori sociali che pretendono di essere possessori della verità ultima per loro assoluta e in loro possesso. Le loro verità sono uniche, totali, incontrovertibili su tutti i saperi filosofici e scientifici, sulla natura dell’uomo, sull’ineluttabile senso della storia, sulla totale sicurezza del loro credo di ciò che è bene e ciò che è male. Si tratta di pretese comunque razionalmente infondate e che hanno prodotto nel corso della storia umana immani catastrofi ed enormi sofferenze di popoli e nazioni.  

In ultima analisi – scrive [40] Popper “una  società aperta , basata sulla tolleranza e soprattutto sul rispetto delle opinioni altrui, è anche una democrazia, intesa come una forma di governo consacrata alla protezione della società aperta stessa. La società aperta e la democrazia  non possono sopravvivere se la scienza diventa proprietà esclusiva di un gruppo chiuso di specialisti.” 

Scrive ancora Popper : Pochi uomini hanno abbastanza fantasia per potersi rappresentare la vita in una società moderna non democratica. George Orwell possedeva la fantasia necessaria. Il suo libro 1984 è forse un pò esagerato, ma non nella sostanza. Ed è certo che lo Stato nazionalsocialista era ancora più disumano di quanto lo descrivesse Orwell; solo che era tecnologicamente meno sviluppato.

Ricordando l’Epistola sulla tolleranza di John Locke, sicuramente ispiratrici di Popper,  ma anche dei Principi massonici appare evidente l’accettazione del PRINCIPIO DI TOLLERANZA come elemento comune alla Massoneria e alla Teoria delle Società aperte. Ma anche gli altri principi delle Società aperte sono proprie anche della Metodologia massonica.

Ad esempio nel  PRINCIPIO DI FALLIBILITÀ si individua la metodologia per il rifiuto di una  qualsiasi dottrina assolutista (anche di tipo scientifico e non solo etico-religioso). Infatti, ogni risultato della ricerca scientifica non può che essere il  frutto di un percorso di perfezionamento che opera per verifiche successive, allora non esiste nessun dogma che possa giustificarsi sopprimendo qualunque altra posizione contraria. Lo stesso vale per l’etica e la politica.

Proseguendo con il confronto tra Popper e gli scienziati del suo tempo ricordiamo che lo  stesso Einstein nella Teoria generale della relatività avverte il lettore della sua disponibilità a ricredersi se qualcuno avesse trovato degli argomenti contrari alla sua teoria che rivestissero almeno lo stesso grado di credibilità dei suoi.

Quale lezione contro gli intolleranti! Non certo per i liberi muratori che pongono appunto il PRINCIPIO DI TOLLERANZA come fondamento dell’essere Massone.

Un altro grande filosofo vissuto a cavallo tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, Johann Gottieb  Fichte (1762-1814), fu un convinto massone. Dalla sua opera Filosofia della massoneria, traiamo alcuni brani illuminanti sulla cultura massonica.”Quanto è vero che soltanto un uomo indiscutibilmente saggio e virtuoso si occupa dell’ordine dei Liberi Muratori; quanto è vero che esso non è un giuoco, tanto è certo che esso ha uno scopo serio e sublime. Quanto è certo che uomini saggi e virtuosi seriamente si occupano dell’ordine dei Liberi Muratori, tanto è certo che esso può avere un fine razionale, buono, sublime“.

Tornando a Popper, è interessante osservare alcune sue apparenti simpatiche intemperanze che lo pongono molto vicino ad un altro studioso Sir Bertrand Russell (1872-1970)  che fu suo amico e che come lui sferrò potenti attacchi,  dalle fondamenta, alle peggiori utopie del secolo, lottando contro i totalitarismi e i suo filosofi.  Fu proprio l’opera citata all’inizio di questo paragrafo a dare a Popper la fama che meritava, e dopo questa fu chiamato alla London School of Economics ove insegnò per oltre un ventennio e divenne cittadino britannico. Nell’annetodica Popper dichiarava: non esiste una disciplina chiamata Filosofia della Scienza, ve lo assicura uni, come me, che per oltre vent’anni è stato docente di questa disciplina. Questa frase, estremamente intelligente sembra fare coppia con quella di Russell asserente che la matematica è quella scienza nella quale non si sa di cosa si parla e nella quale ciò che si dice non si sa se sia vero o falso. 

Un anno di importanza cruciale per Popper ancora a Vienna, fu il 1919,  anno in cui dopo  una conferenza di Einstein fu indotto a rivedere completamente  le sue convinzioni ideologiche. Racconta Popper che ebbe una iniezione di nuova vita quando Einstein mise in discussione quelle teorie, considerate verità indubitabili, quali la  meccanica di Newton e l’elettrodinamica di Maxwel. Popper è estasiato dalla metodologia di Einstein che sfida gli scienziati a sottoporre la sua teoria generale della relatività alle innumerevoli prove spettroscopiche, asserendo che  “se non esistesse lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso a opera del campo gravitazionale, allora la teoria della relatività generale risulterebbe insostenibile”.

Scrive[41] Popper : “Sentivo che era questo il vero atteggiamento scientifico. Era completamente differente dall’atteggiamento dogmatico, che continuamente affermava di trovare “verificazioni” delle sue teorie preferite. Giunsi così, sul finire del 1919, alla conclusione che l’atteggiamento scientifico era l’atteggiamento critico, che non andava in cerca di verificazioni, bensì di controlli cruciali; controlli che avrebbero potuto confutare la teoria messa alla prova, pur non potendola mai confermare definitivamente”.  

Popper visse in tempi nei quali erano stati sfatati molti miti attraverso l’epistemologia e la logica. Erano nate le geometrie non euclidee per opera di matematici notevoli quali Janos Bolay (1802-1860), Bernhard Riemann (1826-1866), Henri Poincarè (1854-1912) e l’Euclide moderno Davis Hilbert (1862-1943), con i quali era finita l’idea di una geometria di origine divina. Il grande Hilbert al Congresso dei Matematici di Parigi del 1900 aveva posto i suoi 23 problemi, problemi  che avrebbero influenzato tutta la matematica del XX secolo, parte dei quali ancor oggi aperti.  Kurt Godel (1906-1978) nel campo della logica aveva scoperto le problematiche dell’incompletezza[42] e aveva esposto i suoi sconvolgenti risultati, con i quali si asseriva che in un sistema razionale non era possibile, con i mezzi offerti dal sistema, stabilire la presenza o meno di proposizioni contraddittorie eugualmente valide (la prova di Godel). La stessa fisica di Newton era stata rivisitata dal salto epistemologico prodotto dall’opera di Albert Einstein (1879-1955), enunciante nei lavori del 1905 i fondamenti della relatività,  lavori che gli valsero il Nobel del 1921. Fu nel 1922 che il filosofo Moritz Schlick (1882-1936) fonda il famosissimo  Circolo di Vienna,  che fu fucina di nuove idee e di accettazione degli innumerevoli mutamenti dei fondamenti delle Scienze. Con l’assassinio di Schlick ad opera di un fanatico nazista nel 1936 e l’avvento della dittatura nazista di Hitler il Circolo chiuse e i suoi seguaci, specie quelli di origine ebraica,  si dispersero, emigrando in altre nazioni.  Popper non fu membro del Circolo di Vienna, ma ebbe contatti con quasi tutti i suoi esponenti,  estese le sue idee anti-totalitarie e relative alle Società aperte anche nella direzione di possibili dittature scientifiche, con la sua brillante idea della falsificabilità delle Teorie Scientifiche. 

Interessante un aneddoto che risale al 1946, che esprime chiaramente i rapporti esistenti tra Popper , Russel e Wittgenstein.  Presso l’Università di Cambridge, si era formato un interessante Circolo di filosofi, il Moral Science Club, fondato nel 1878 e al quale avevano aderito Frank Plumpton  Ramsey (1903-1930) che,  nella sua brevissima vita  aveva apportato significative correzioni ai  Principia Mathematica di Russell e Whitehead e che era stato il principale traduttore di  Wittgenstein. Tra gli altri aderenti sono da ricordare lo stesso Bertrand Russel (1872-1970) ,  l’economista John Maynard Keynes (1882-1946) e il citato Ludvig Wittgenstein (1889-1951), ovvero il grande genio della filosofia. Costoro molto spesso  si riunivano  al King’s College per dibattere le tesi presentate da un conferenziere ospite. La sera del 25 ottobre 1946, era morto da poco Keynes,  l’onore di essere conferenziere di turno  toccava ad un certo Karl Popper, giovane e brillante filosofo austriaco, ebreo, arrivato da poco dalla Nuova Zelanda, dove s’ era rifugiato durante la guerra, che insegnava a contratto alla London School of Economics. Popper era  invitato a parlare sul tema: “Esistono problemi filosofici?”. C’ era chi intuiva che non sarebbe stato il normale dibattito accademico, e certo lo sapeva il filosofo più famoso di quei tempi, Bertrand Russell, che si era prepotentemente procurato un posto in prima fila, vicino al caminetto, per non perdere una parola delle battute tra i due. Perché tanta curiosità? Era noto che  Popper, già celebre al tempo, anche se molto giovane, era in disaccordo con molte delle tesi di Wittgenstein, pure lui austriaco, pure lui d’ origine ebraica, pure lui sfuggito al nazismo, comunque  genio riconosciuto, nume di Cambridge, autore del maestoso e inaccessibile “Tractatus Logico-Philosophicus”.

Wittgenstein era diventato un punto di riferimento dei pensatori neopositivisti fin dal tempo del Circolo di Vienna, chiuso dieci anni prima. Sia Wittgenstein che i neopositivisti asserivano l’inesistenza  di problemi filosofici genuini, ad eccezione di quelli concernenti il linguaggio e il significato delle parole. Popper, invece, già nel  1934,  aveva pubblicato la sua Logica della scoperta scientifica,  proprio in opposizione alle tesi di Wittgenstein.  L’opera peraltro era apparsa in una collana curata da Schlick e Frank, due autorevoli membri del Circolo di Vienna, e forse di qui era nato l’equivoco di una appartenenza di Popper al Circolo. Quella sera si sarebbe forse chiarita la questione. Le sue posizioni d’altronde erano note. Si trattava ipoteticamente dello scontro fra i due grandi filosofi austriaci, esuli in Inghilterra, dopo l’avvento del nazismo, con un testimone d’ eccezione, Bertrand Russell.  La serata doveva essere molto interessante, tanto che le sedie della stanzetta, con vista sul fiume, scelta per la conferenza,  si rivelarono subito insufficienti, tanto che molti restarono in piedi. Ma nessuno immaginava che la serata sarebbe passata alla storia con Wittgenstein e Popper, gladiatori del pensiero, in singolar tenzone[43]. Con un finale sconcertante e, ancora oggi, avvolto nella leggenda. Si sostenne  che Popper volesse intenzionalmente  provocare Wittgenstein, e pochi dubbi restano sulla complicità da parte di  Bertrand Russell, che aveva trovato in Popper un alleato contro lo strapotere di Wittgenstein, considerato il nume di Cambridge. Quello che si racconta e che Wittgenstein, comunque inferocito dalla esposizione di Popper, preso l’ attizzatoio dal caminetto e brandendolo distrattamente,  aveva sfidato Popper ad esprimere una regola morale. La risposta di Popper – freddo e logico – fu “non minacciare i conferenzieri in visita con gli attizzatoi”.   

Alla fine il pensatore liberale conquistò la vittoria perché Wittgenstein spazientito e sopraffatto dalla freddezza e dalla logica di Popper, rimase senza parole, disse qualcosa a Russell, lamentando di non essere stato capito. Sembra che Russell, replicasse: “Sei tu che fai confusione”. Wittgenstein, esasperato, gettò l’ attizzatoio e, ammettendo di fatto la sconfitta, andò via, si  udì una porta sbattere, tutti si ritrovarono a guardare la sedia di Wittgenstein, vuota, il  ferro giaceva accanto al caminetto, inerte a chiusura della  clamorosa “disputa di dieci minuti”.  Ma è mai possibile che Wittgenstein, preso dai suoi pensieri e dall’ arrogante consapevolezza del proprio genio, non avesse capito che la serata poteva rivelarsi una trappola? Non aveva compreso che Popper anche se di 13 anni più giovane di lui era un genio nascente. Ma quale era la differenza e le diverse posizioni concettuali e sociali dei due?  Dal punto di vista concettuale filosofico Wittgenstein sosteneva che la filosofia deve solo concentrarsi sullo studio del linguaggio, Popper era convinto che essa debba affrontare le grandi questioni della vita e della morale. Secondo Popper i filosofi costruiscono teorie come gl’ ingegneri costruiscono ponti, mentre per Wittgenstein la filosofia tradizionale si riduce a una serie di pseudo-risposte a pseudo-problemi.  Le loro filosofie erano tanto estranee da escludersi l’una con l’altra. Wittgenstein riteneva che  la filosofia deve solo concentrarsi sullo studio del linguaggio, e che la filosofia tradizionale si riduce a una serie di pseudo-risposte a pseudo-problemi.  Credeva che la filosofia fosse una sorta di terapia per esorcizzare demoni immaginari, una medicina che vale solo per gli individui,  uno può vincere i fantasmi metafisici che lo tormentano, ma altri patiranno ancora. Popper era convinto che in ambito filosofico si essa debbano affrontare le grandi questioni della vita e della morale. Secondo Popper i filosofi costruiscono teorie come gli ingegneri  costruiscono ponti. Inoltre Popper  fece della filosofia un’arma nella guerra per la libertà. Il suo “La società aperta e i suoi nemici” era per Popper un “libro combattente” contro i totalitarismi, nazismo e comunismo. Popper ha avuto un tale successo che le sue idee sono ormai luogo comune.  Wittgenstein, di contro, è in un “canone filosofico” paragonabile a quello di Platone, Aristotele e Kant, anche se il suo pensiero è talmente oscuro,  da dover essere ancora, in gran parte,  esplicitato.

Socialmente Popper, nato nel 1902, era figlio di Simon Popper, celebre avvocato con uno studio nel cuore di Vienna, con una biblioteca di diecimila volumi, per hobby traduceva classici greci e latini, in più faceva beneficenza, in virtù della quale fu insignito dell’ambito  Ordine di Francesco Giuseppe. I Wittgenstein erano considerati la famiglia viennese più ricca dopo i Rothschild, abitavano un palazzo sulla Allegasse e vivevano, secondo diverse testimonianze “come se fossero a corte”. Il  padre di Ludwig coltivava i musicisti,  ma incoraggiava anche pittori e scultori, e , per la sua influenza, lo chiamavano “il ministro delle belle arti”.  Ovvio che tra due tipi così ci fosse rivalità, umana e ideale. Anche poco credibile che Wittgenstein non conoscesse uno dei borghesi più in vista della città. Impossibile, poi, che Popper non sapesse chi erano i Wittgenstein.

Nella storia dei dibattiti filosofici, anche se dubbi, si narra che  Diogene ridicolizzasse Platone e Duns Scoto venisse  assassinato a colpi di penna, nel 1308, dagli allievi.

Quale è la morale massonica che ne ricaviamo: Popper e Russell avevano atteggiamenti propri del vero massone il primo, l’arroganza culturale di un Wittgenstein, sia pure grande e incomparabile genio, ne allontana invece la figura da quello che è l’uomo di equilibrio.

 

 

6.- SULLA IMMUTUABILITA’  DEI  PRINCIPI DELLA MASSONERIA INGLESE

 

 

I principi inglesi in questione sono stati trattati in dettaglio nel paragrafo 4 di questo lavoro e non torneremo su di essi. Ricordiamo solo che l’UGLE, come Gran Loggia Madre del mondo, ritiene indispensabili,  perché da parte loro siano dati i  riconoscimenti di “regolarità” e “legittimità” una serie di requisiti, che si afferma siano dedotti dalle Costituzioni di Anderson.

E’ interessante osservare che la medesima UGLE è oggi abbastanza in crisi rispetto a quanto da lei stessa introdotto circa i suddetti principi. Ad esempio sul requisito di legittimità, ovvero la richiesta che esista una sola Gran Loggia in una singola  nazione, ha decisamente fatto un passo indietro.  Tale richiesta di primo Ottocento è oramai smentita dai fatti concreti e dalle molte Gran Logge esistenti nelle medesime nazioni, Inghilterra compresa. La legittimità è stato ritrattata dalla stessa UGLE (United Grand Lodge of England), come appare nel discorso del suo pro- Gran Maestro, che tuttavia continua a voler ritenere valido il concetto di regolarità, ovvero l’obbedienza ai principi definiti dall’UGLE. Riportiamo il discorso[44] in questione, che venne tenuto al Meeting dei Grandi Maestri Europei nei giorni 5/6 Novembre 2007, dal Nobile Spencer Compton [45], Marchese di Northampton, il Pro-Gran Maestro[46], al tempo, della pretesa Gran Loggia madre del Mondo.  

 

“La regolarità è un concetto assoluto, non si può concepire una regolarità parziale o condizionata. Una Gran Loggia o è regolare o non lo è. Secondo le condizioni dell’Inghilterra, per essere regolare una Gran Loggia deve conformarsi a tutti i Principi Basilari per il Riconoscimento delle Grandi Logge. Tali principi, concordati con le Grandi Logge di Irlanda e di Scozia, furono codificati e pubblicati nel 1929, ma non contenevano nulla di nuovo. Sono stati sviluppati ed affinati in oltre 150 anni da quando la Massoneria si è diffusa nel mondo e le Grandi Logge sono apparse al di fuori di queste isole. Noi crediamo che essi siano fondamentali ed immodificabili, perché definiscono l’essenza della Massoneria regolare. Ancora, sono stati confermate dalle Grandi Logge Britanniche (“GLB”) nel 1938, nella dichiarazione rilasciata da ciascuna di esse sotto il titolo “Scopi e Relazioni dell’Ordine”. È nostro fermo intendimento che se anche uno soltanto di tali principi venisse meno, o fosse modificato, la natura della Massoneria sarebbe gravemente compromessa. Si è da alcuni suggerito che detti principi dovrebbero poter essere ridefiniti col passare delle generazioni, ancorché coloro che hanno avanzato tali suggerimenti sembrano poi essere riluttanti a scendere nei particolari. Io sospetto che la materia che si vorrebbe modificare è quella, relativa alla proibizione delle discussioni di politica e di religione durante le tornate, ed al divieto, imposto alle Grandi Logge o ai singoli massoni di esternare in pubblico su questi argomenti, beninteso nella loro qualità di membri dell’Ordine.

In questo contesto sono rimasto piuttosto sorpreso che si sia discusso del ruolo della Massoneria nell’Europa che cambia e di come la Massoneria possa influenzare positivamente lo sviluppo sociale e morale della nuova Europa, per il perseguimento del bene comune. Le GLB rispondono che la Massoneria non ha alcun ruolo al di fuori di se stessa e che la sola influenza alla quale si può aspirare e quella su se stessa e sui Fratelli. Crediamo fermamente che non è la Massoneria, ma il singolo massone che può influenzare positivamente la società. Vediamo la Massoneria come un intenso viaggio interiore, volto a conoscere ed a migliorare se stessi. Speriamo che, in itinere, il Fratello assorba i principi della Massoneria, così che essi diventino parte del suo modo di essere. In quel modo egli potrà dare il suo contributo per il bene dell’umanità. Se il singolo, imbevuto dei principi massonici, non lavorasse a tal fine, allora dovremmo sì domandarci se la Massoneria abbia realizzato i suoi scopi. La Massoneria regolare non è autorizzata – né ora né in futuro – a trasformarsi in una lobby, per quanto nobile sia la causa perseguita. Una grande forza dell’Istituzione è stare lontano dalla politica e dalla religione, così formando, come ha scritto il Fr. Anderson, “il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti.” I padri fondatori sapevano benissimo, per averlo sperimentato sulla propria pelle, quanto possono dividere la politica e la religione. Mettendo al bando siffatti argomenti ed impedendo ai Grandi Dignitari di pronunciarsi al riguardo, essi tentavano di unire uomini di buona volontà, al di là delle differenze particolari, per lavorare insieme al bene comune. Questo è sicuramente un landmark e se vi mettiamo mano modificheremo sostanzialmente la natura della Massoneria.

Comprendo inoltre che, durante il Forum di Praga alla fine di Aprile, è stata avanzata la proposta di aggiungere ai Principi Basilari per il Riconoscimento delle Grandi Logge quello dell’esclusività territoriale. In altre parole, una sola Gran Loggia in ogni paese. Come conseguenza, una Gran Loggia non sarebbe sovrana se non avesse il controllo sull’intero territorio. In realtà, noi non giudichiamo la sovranità in termini di territorio; per noi sovranità significa che una Gran Loggia ha autorità esclusiva sulle logge e sui massoni che ne fanno parte, a prescindere dal luogo in cui sono concretamente dislocati, e senza doverla dividere con Supremi Consigli o altri corpi rituali.

Per ragioni sia storiche che pratiche, le GLB ed altre non potrebbero considerare la giurisdizione territoriale esclusiva come principio basilare per il riconoscimento. Per più di 250 anni hanno condiviso territori in tutto il mondo e continuano a fare così anche oggi. Invero, in alcune aree ciò accade perché esse hanno portato colà l’Istituzione. Negli USA – dove la giurisdizione esclusiva era un principio fondamentale per accertare la regolarità – l’opinione è mutata, perché in molti Stati le Grandi Logge condividono il territorio con una G. L. Prince Hall, come le GLB  fanno nelle Bahamas, nelle Isole Caraibiche e nelle Indie Occidentali. Negli esempi suddetti c’è un elemento comune: la condivisione avviene per mutuo consenso, ed è questa la soluzione del problema. Se infatti due o più Grandi Logge acconsentono a dividersi il territorio, perché dovremmo ostacolarle? Il riconoscimento è un atto bilaterale fra due potenze sovrane. Non esiste un diritto al riconoscimento, trattandosi piuttosto di un privilegio che viene concesso. L’Inghilterra è stata criticata, di recente, per non avere immediatamente riconosciuto GG.LL. di nuova formazione, od anche GG.LL. risvegliate, anche se formate o risvegliate da GG.LL. con le quali siamo da tempo in amicizia. La ragione di ciò è molto semplice. Come G. L. più antica, abbiamo, senza peraltro chiederlo, indossato il mantello dei guardiani della regolarità. Questa è una responsabilità che prendiamo molto sul serio. Inoltre, comprendo come il riconoscimento dell’UGLE acceleri il riconoscimento da parte di altre GG. LL. Per questi motivi vogliamo essere certi che la G.L. che andremo a riconoscere non solo è regolare, ma anche fermamente radicata in un paese stabile, libera da interferenze politiche, si manterrà nell’alveo della regolarità, con buone prospettive di sopravvivenza e di crescita. In breve, non possiamo commettere errori!

Almeno in tre occasioni siamo stati oggetto di pressioni per concedere il riconoscimento, ma non abbiamo mutato la nostra consueta politica ed i fatti ci hanno dato ragione. In due casi, in un breve lasso di tempo, due GG. LL. sono state lacerate da dissensi intestini che ne hanno provocato la scissione ed in un altro caso la “madre” ha rifiutato il figlio, ritirandogli il riconoscimento.

Da ultimo, desidero trattare il tema del posto dell’Inghilterra nel mondo massonico. Nel discorso fatto alla Conferenza mondiale tenutasi a Parigi lo scorso anno, il Gran Maestro austriaco ha detto che, a suo parere, l’Inghilterra ha abdicato alle sue responsabilità in Europa o in altre parti del mondo e che la sua autorità era prossima allo zero. Vorrei non solo dissentire, ma anche chiedere quali responsabilità abbiamo noi in Europa o altrove. Siamo sempre disponibili per consigli, informazioni, per mettere a disposizione la nostra considerevole esperienza, ma non possiamo né vogliamo interferire con gli affari interni di una G. L. sovrana. Possiamo offrire una guida, conforto e sostentamento in tempi critici. dare assistenza funzionale alle nuove GG. LL., ma non possiamo essere una sorta di poliziotto internazionale che compone i dissidi all’interno di una G. L, o fra GG. LL. Possiamo e vogliamo mettere in chiaro la nostra posizione sui temi quali regolarità e riconoscimento, ma sta a voi decidere poi come comportarsi. Da parte nostra, non vogliamo imporre alcunché a chicchessia e crediamo che nessun altro corpo massonico abbia questo potere. Tuttavia, ci riserviamo il diritto di decidere chi, secondo noi, è regolare e dunque può essere riconosciuto. Fratelli, nella Massoneria come è praticata in Europa esiste una meravigliosa diversità. Tutti siamo legati agli stessi principi ma ognuno li ha poi sviluppati secondo le proprie peculiarità. Dobbiamo essere fieri della diversità, fin tanto che rimane nei confini della regolarità.

Spencer Compton,  Marchese di Northampton

 

Dunque i punti fondamentali ribaditi nel discorso sono:

 

1.- La regolarità è un concetto assoluto, non si può concepire una regolarità parziale o condizionata. Una Gran Loggia o è regolare o non lo è.

2.- Circa i principi da noi proposti noi crediamo che essi siano fondamentali ed immodificabili, perché definiscono l’essenza della Massoneria regolare. È nostro fermo intendimento che se anche uno soltanto di tali principi venisse meno, o fosse modificato, la natura della Massoneria sarebbe gravemente compromessa.

3.- Viene abolita la legittimità. Circa la sovranità in realtà, noi non giudichiamo la sovranità in termini di territorio; per noi sovranità significa che una Gran Loggia ha autorità esclusiva sulle logge e sui massoni che ne fanno parte, a prescindere dal luogo in cui sono concretamente dislocati, e senza doverla dividere con Supremi Consigli o altri corpi rituali.

4.- Una grande forza dell’Istituzione è stare lontano dalla politica e dalla religione.  I padri fondatori sapevano benissimo, per averlo sperimentato sulla propria pelle, quanto possono dividere la politica e la religione. Questo è sicuramente un landmark e se vi mettiamo mano modificheremo sostanzialmente la natura della Massoneria.

5.- Da ultimo, desidero trattare il tema del posto dell’Inghilterra nel mondo massonico. Siamo sempre disponibili per consigli  e per mettere a disposizione la nostra esperienza, ma non possiamo né vogliamo interferire con gli affari interni di una G. L. sovrana. Tuttavia, ci riserviamo il diritto di decidere chi, secondo noi, è regolare e dunque può essere riconosciuto. Dobbiamo essere fieri della diversità, fin tanto che rimane nei confini della regolarità.

 

E’ il caso di commentare questi punti uno per uno.

Al punto 1 e al punto 2 si ricade in una sorta di imposizione dogmatica dei loro principi.

Al punto 3 si elimina il principio della loro legittimità che in passato era stata ugualmente importante come i punti 1 e 2.

Al punto 4 si commette un errore madornale in quanto si costruisce un Landmark su una presunta idea di fantomatici padri fondatori.

Al punto 5 pur dichiarando d’intervenire nei fatti interni, del resto come potrebbero, si arrogano ancora il diritto del riconoscimento, pur aggiungendo un diplomatico “sevcondo noi”, che prendiamo alla lettera.

 

Giova anche notare  alcune incongruenze quale quella relativa al Grande Oriente d’Italia (GOI). Questa Istituzione vanta una nascita nel 1805, quindi precedente a quella dell’UGLE, che indipendentemente dalle Massonerie settecentesche inglesi di origine, nasce nel 1813. E’ vero che potrebbe essere criticata la rifondazione avvenuta da parte del  GOI e di altre Obbedienze italiane, nel dopoguerra,  ma al di la di questo,  tale Grande Oriente risulta largamente maggioritario in Italia. Questa Obbedienza era stata riconosciuta dall’UGLE come “regolare” nel 1972,  ma poi era stata di nuovo esclusa nel 1993, in seguito alle polemiche seguite a indagini giudiziarie sulle attività politiche e affaristiche di alcune logge, e alla crisi interna che ne è derivata.

Eppure il Marchese di Northampton dichiara che una Gran Loggia o è regolare o non lo è.

Dunque se il GOI era regolare prima dei fatti di alcune Logge, doveva esserlo anche dopo, visto che i principi dell’UGLE non erano stati violati, al più potevano essere demolite alcune Logge. Il continuare a tenere quelle Logge, comunque, era una scelta interna. Sui fatti interni  Northampton, scrive: Siamo sempre disponibili per consigli, informazioni, per mettere a disposizione la nostra considerevole esperienza, ma non possiamo né vogliamo interferire con gli affari interni di una Gran Loggia  sovrana. Anche questa è una incongruenza da notare.

Dopo il 1993 l’ex Gran Maestro del GOI, il filosofo Giuliano Di Bernardo, abbandona il GOI, e, probabilmente su consiglio dei vertici inglesi, fonda una nuova Gran Loggia, denominata  Gran Loggia Regolare d’Italia, che ha ottenuto, nell’immediato, il riconoscimento di regolarità dall’UGLE, grazie all’autorevolezza del fondatore. Ma esisteva sul territorio una Gran Loggia riconosciuta regolare dall’UGLE, questo al tempo non doveva condurre alla legittimità inglese. 

Ora il Marchese di Northampton si salva in corner modificando il principio di territorialità e abolendo di fatto la “legittimità”, sostituito dalla banale sovranità sulle proprie Logge, ma dice pure che se anche uno soltanto dei  principi, da loro posti,  venisse meno, o fosse modificato, la natura della Massoneria sarebbe gravemente compromessa.

Attualmente la Gran Loggia Regolare d’Italia è retta dal Gran Maestro, Fabio Venzi[47], classe 1961, laureato in sociologia, che ha preso il posto di Giuliano Di Bernardo[48]. Nel frattempo Di Bernardo ha fondato l’Accademia Nazionale degli Illuminati e l’Associazione Internazionale “Dignity”, con le quali si propone di andare oltre la Massoneria.

Per tornare al discorso del pro-Gran Maestro osserviamo che egli non tocca minimamente il problema dell’esclusione delle donne dalla sua Massoneria, pur dichiarandosi pronto ad una società che vorrebbe essere considerata aperta. Scrive letteralmente:

Fratelli, nella Massoneria come è praticata in Europa esiste una meravigliosa diversità. Tutti siamo legati agli stessi principi ma ognuno li ha poi sviluppati secondo le proprie peculiarità.

La discussione è puramente accademica e va ricordato sempre,  che nelle Costituzioni di Anderson, iniziali, che ribadiamo essere logicamente incoerenti, i Landmarks non appaiono, sono indicati solo nominalmente, ma non esistono nello scritto.  Non appaiono nemmeno:

  1. a) nelle Grandi Costituzioni di Losanna del 1762 (che introducono una struttura massonica in 25 gradi che prelude al Rito Scozzese);
  2. b) nelle successive Grandi Costituzioni di Losanna del 1786 dette di Federico II di Prussia (che introducono il Rito scozzese antico ed accettato).

Sono queste le costituzioni antiche che sono fondamento di tutti i successivi Ordini e Riti delle varie nazioni.

Quindi regolarità inglesi e legittimità inglese (abolita) sono idee dell’UGLE e di coloro che con l’UGLE vogliono un mutuo riconoscimento.

In quanto ai Landmarks, quelli che conosciamo sono successivi. Fin dai primi decenni del 1800 vi furono molteplici  tentativi di definire dei Landmarks coerenti con l’inviolabilità e l’immutabilità degli  statuti massonici di Anderson. Questo dibattito sui Landmarks ha occupato intere generazioni di scrittori massonici. In tutto l’Ottocento si ebbero molti elenchi di Landmarks , nelle loro molteplici e differenti interpretazioni. Dunque i Landamarks non esistono,  ma ogni massone leggerà,  e terrà in gran conto, le varie interpretazioni e i relativi elenchi forniti da uomini saggi ed esperti dell’arte muratoria. Ragionando su questo o su quel concetto, ogni buon Massone vi si atterrà “cum grano salis”.  Di questi elenchi, di landmarks proposti, tutti interessanti, forse i più significativi e dettagliati sono quelli dello statunitense Albert Gallatin Mackey 33° (1807-1881), Gran Segretario della Gran Loggia (madre) degli Stati Uniti,  proposti nel 1856 in 25 punti.

 

1) I modi di riconoscimento.

2) La divisione della Libera Muratoria in tre gradi.

3) La leggenda del terzo grado (leggenda di Hiram).

4) Il Governo della Fratellanza per mezzo di un Gran Maestro eletto tra i membri della Famiglia.

5) La prerogativa del Gran Maestro di presiedere tutte le assemblee della Comunione.

6) La prerogativa del Gran Maestro accordare dispense per il conferimento dei gradi a termini abbreviati.

7) La prerogativa del Gran Maestro di accordare dispense per aprire e tenere Logge; fare Massoni a vista, cioè in Logge straordinarie.

8) La prerogativa del Gran Maestro di fare Liberi Muratori.

9) La necessità per i Massoni di riunirsi in Logge.

10) La direzione delle Logge per mezzo di un Maestro (Venerabile) e di due Sorveglianti.

11) La necessità di ogni Loggia, quando è riunita, di essere al coperto.

12) Il diritto per ogni Massone di essere regolarmente rappresentato nelle Assemblee generali di dare istruzioni ai rappresentati.

13) Il diritto di appello alla Gran Loggia o Assemblea Generale Massonica, contro le deliberazioni di.una Loggia.

14) Il diritto di ogni Massone di visitare e prendere parte a qualsiasi Loggia.

15) Nessun visitatore non conosciuto dai Fratelli presenti come Libero Muratore, può entrare in Loggia senza aver subito un esame.

16) La proibizione alle Logge di intromettersi negli affari o lavori di altre Logge o di conferire gradi a Fratelli .di altre Logge.

17) L’obbedienza di tutti i Fratelli alla Giurisdizione Massonica ove risiede.

18) Possedere i requisiti per l’iniziazione (uomo libero, di buoni costumi  e maggiorenne).

19) Il credere nel principio del Grande Architetto dell’Universo.

20) Ogni libero Muratore deve credere nella resurrezione ad una vita futura.

21) Il Libro Sacro, la Squadra e il Compasso, parte indispensabile del corredo di Loggia.

22) Tutti i liberi Muratori sono uguali dinanzi al GADU e si riuniscono in Loggia su uno stesso livello.

23) Il libero muratore ha rispetto del segreto iniziatico dell’Istituzione.

24) L‘istituzione di una società speculativa sopra un’arte operativa.

25) L‘irrevocabilità dei Landmarks.

 

Vogliamo concludere questo paragrafo, nel quale abbiamo riportato alcune affermazioni di Gran Maestri,  un brano tratto da una recente  allocuzione del Sovrano Gran Commendatore  del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino, Dott. Renzo Canova[49]:  “Molti tra noi – scrive Canova – si fanno del potere massonico un’idea falsa. Noi non disponiamo di alcun potere né nel mondo profano né nei confronti dei Fratelli o degli organismi di grado inferiore. Tutt’al più disponiamo, secondo che ci venga accordato, di una autorità. Questa autorità non ci conferisce in nessun modo il privilegio di apparire come dei Fratelli superiori ai quali le decisioni appartengono, e ancor meno di manifestarsi saccente se non addirittura un grande elettore. La nostra autorità è desunta della nostra saggezza…… Noi non abbiamo per virtù che quella umiltà che nasce dalla coscienza della nostra ignoranza, della nostra debolezza e della complessità degli uomini e delle circostanze. Ogni grado che noi raggiungiamo ci obbliga ad un ritorno su noi stessi e a un lavoro di rettifica che ci conduce immediatamente all’accettazione dell’ordine profondo delle cose e degli uomini, quali sono e quali possono essere. …….  Infine non cerchiamo nessuna vittoria sul mondo profano. Le  armi di cui si servono i combattenti del circo non sono le nostre. Nulla ci impedisce a titolo privato e profano di avere una attività privata nel mondo esterno, e,  per scrupolo di dignità morale e di giustizia,  condurre un combattimento. Ma non fate in modo che la Massoneria ne sia coinvolta con voi! In primo luogo perché nessuno di noi è mandatario per parlare a nome di tutti noi, e d’altra parte, perché esistono dei Fratelli che possono legittimamente pretendere di combattere in altri campi,  diversi dal vostro. Pensate che la Tiara Pontificale, la Corona Imperiale, e il Lauro dei Capi di guerra, sono cariche che sorpassano le forze della maggior parte degli uomini e siamo onorati di non averle ad assumere.

(Renzo Canova 33°, per il Solstizio d’estate[50],   Riccione 21 Giugno 2014) . 

 

Il brano ribadisce punti importanti per una moderna Massoneria pensata come Società aperta e portatrice di cultura. Scrive a riguardo M. Introvigne[51]: “Basterà ricordare, per il rilievo anche culturale, di alcune iniziative come quelle promosso nel 2003 dall’ex Gran Maestro Renzo Canova, il quale ha dato vita al Supremo Consiglio d’Italia e San Marino del 33° ed Ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, che pubblica la rivista Acadèmia e ha a Bologna una Loggia di studi e di ricerche “Sancti Quattuor Coronati”, che s’ispira all’antica e omonima iniziativa inglese. Nonostante il nome, il Supremo Consiglio di Canova è una vera e propria Obbedienza e non si limita alla sola  gestione di un Rito”.

 

E’ interessante anche il messaggio del Gran Maestro del GOI (Grande Oriente d’Italia) Gustavo Raffi, che ha occupato la carica dal 1999 al 2014. Questa allocuzione precede il cambio di maglietto tra Raffi e il nuovo Gran Maestro Stefano Bisi.

 

 

“Il 2014 è appena cominciato. Nuove importanti sfide ci aspettano fuori dai nostri templi. Da massoni abbiamo il dovere di affrontarle e di vincerle. … La nostra mission è indicare un metodo, una rotta, che è quella della ricerca continua, del confronto incessante, della dialettica. Un metodo che dobbiamo trasmettere senza retorica e con un linguaggio moderno ai giovani, affinché diventino cittadini consapevoli e si sentano sfidati a contribuire in prima persona alla costruzione di un mondo migliore. … Il 2014 potrebbe essere l’anno della svolta per le politiche dell’immigrazione in Italia e nella Ue. Da liberi muratori dobbiamo impegnarci a non abbassare la guardia né a chiudere gli occhi dinanzi a quello che è accaduto e continua ad accadere. Ma dobbiamo fare sistema e batterci, ciascuno nel proprio ambito, affinché non si deroghi mai dall’impegno nei confronti dell’altro. ….. Il 2014 – scrive Raffi – potrà anche diventare l’anno del primato della cultura e della tutela dell’ambiente sulle logiche del profitto. E anche al raggiungimento di questo traguardo la massoneria può senz’altro contribuire attivamente in prima linea, spazzando il campo da quell’orribile luogo comune che si è affermato in questi anni nel nostro paese, secondo cui la cultura appunto non dà da mangiare. Niente di più sbagliato, miope, fuorviante. …  Traete voi le conclusioni. Non è forse questo il momento giusto per rimboccarsi le maniche e dimostrare che la solidarietà non un’idea, non è mera carità fatta per scagionare i propri sensi di colpa, non è retorica, ma è un cardine assoluto della massoneria del nostro tempo, una massoneria fatta di azioni concrete e di impegno civile. Il mio augurio per il 2014 è quello quindi di continuare senza esitazioni o ripensamenti il nostro viaggio senza fine verso il futuro e al servizio dell’uomo, sapendo che abbiamo speranze e sogni comuni. Abbiamo tanto da fare, mettiamoci a lavoro. Indietro non si torna.”

 

All’ex Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi,  Prof. Luigi Pruneti[52],  fu chiesto in un’intervista[53]: Perché a proposito della Massoneria è stato detto di tutto di più, meno quello che era giusto dire: c’è da domandarselo…

Della Massoneria è stato detto di tutto e di più, specialmente in Italia. Tuttavia non si può fare un discorso generalizzato: se si varcano le Alpi ad esempio già la cosa è molto diversa. Bisogna capire che nel nostro Paese coesistono tre componenti ideologiche essenziali, fortemente antimassoniche. La componente cattolica, rimasta avversa a partire dalla scomunica clementina del 1738. Quella nazionalista, ereditata poi dal fascismo (storico l’atto di Mussolini, quando nel ’23, fa votare al Gran Consiglio del Fascismo l’incompatibilità fra l’iscrizione al partito e l’appartenenza alla Massoneria… basti ricordare con le parole di Ciano, che nel 1939 definiva ancora Italo Balbo, già Oratore della loggia massonica Gerolamo Savonarola di Ferrara, “quel porco democratico”). La terza componente è quella marxista, dominante nell’Italia del dopoguerra. La scomunica nei confronti della Massoneria avviene nel IV Congresso della Terza internazionale patrocinato da Zinovief e da Trotzkj – in quel momento al settimo cielo perché le armate bianche sono state completamente sbaragliate – e su proposta, fra l’altro, dei delegati italiani. Queste tre componenti hanno visto nella Massoneria un nemico assoluto e totale: se le componenti ideologiche l’hanno sempre considerata la quintessenza della borghesia, e dunque il pericolo più grosso per uno spostamento dell’asse politico italiano, d’altro canto la Chiesa l’ha sempre identificata con la casa del libero pensiero e dunque la negazione di ogni dogmatismo religioso, capace di aggredire le coscienze. Poi, certo, c’è stato anche qualche errore di percorso, qualcuno che ha deviato dalla via, altri che hanno tentato di utilizzare l’idea per scopi egoistici, ma il modo stesso con cui abbiamo reagito internamente – con forza, fermezza e chiarezza – è già di per sé indice della nostra piena volontà di rimanere fedeli ai nostri alti principi.”

 

 

 

7.- GLI  IDEAL TYPE DELLA MASSONERIA

 

 

Una delle peculiarità da tenere in conto per uno studio sociologico della Massoneria è la costruzione, se si vuole la determinazione del suo ideal type (idealtipo)  inteso proprio come modello ideale. L’idealtipo  è un termine coniato nella seconda metà del XIX secolo dal sociologo Max Weber e la costruzione degli idealtipi è divenuto uno degli strumenti di notevole importanza ai fini delle analisi e delle ricerche sociologiche. L’idea nasce quando ci si trovi davanti ad un numero di attori molto vasto, da uscire dalla soggettività o dal fenomeno del branco, ed abbracciare una intersoggettività nella quale sia necessario stabilire accordi significativi nel tempo e nello spazio.

Scrive Weber[54]: “ … l’idealtipo rappresenta un quadro concettuale, il quale non è la realtà storica,  neppure la realtà sociale vera e propria, ma  ha il significato di un puro concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata, al fine di illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico”.

 

In effetti un idealtipo può essere pensato come una costruzione teorica,  contenente  i dati storici, fondazionali e di sviluppo di determinati fenomeni o determinati mondi di attori, le cui relazioni e conseguenze sono riconducibili ad un unico modello, mediante il  quale sia possibile comprendere le motivazioni delle conseguenze, degli obiettivi, delle azioni sociali di quel determinato concetto o fenomeno o mondo sociale nei confronti della realtà storico-sociale che lo ha prodotto. Sono idealtipi di mondi da caratterizzare mondi come quello della medicina, dell’associazionismo, dello sport ed anche il particolare mondo della Massoneria,  che per molti aspetti non è inquadrabile ne come struttura di associazionismo e nemmeno come religione. Da notare esplicitamente che l’idealtipo non si occupa necessariamente di definire i caratteri degli individui del mondo da caratterizzare, nemmeno dei caratteri medi degli individui, si preoccupa piuttosto, con una ricostruzione parziale di mirare all’essenziale di quel  mondo, eventualmente a definire un ideal-attore sociale di quel mondo.

La GRAN LOGGIA UNITA DI INGHILTERRA (UGLE) nel tentativo di dare delle regole in base alle quali un qualunque gruppo massonico costituitosi in un qualsiasi luogo del mondo, in un qualsiasi contesto storico, dovrebbe uniformarsi per avere un rispetto della tradizione. L’UGLE  ha fornito delle regole, che costituiscono storicamente un ingenuo e inconsapevole tentativo di costruzione di una forma di idealtipo.

Tentiamo ora di costruire un idealtipo della Massoneria comparandola con quella che è stata la sua storia e la sua evoluzione nei tempi.

Noi sostanzialmente abbiamo un obiettivo che è quello di sostituire le Costituzioni di Anderson, che sono arretrate e ambigue in diverse incongruenze tipiche della cultura del tempo, di sostituire gli Old Charges e i mai enunciati Landmarks, (considerandoli globalmente in tutte le possibili versioni presentate da illustri massoni, che li hanno espressi donandoci le loro singole esperienze) con delle strutture sociologiche nuove che tentino di definire l’aspetto sociale e normativo di una Massoneria coerente con la tradizione, ma che non sia una Società chiusa, che i modelli sociologici scientificamente riconosciuti, assegnando opportuni idealtipi, così da creare un modello paradigmatico di Massoneria

A nostro avviso per questo scopo occorre definire la seguente serie di idealtipi:

 

  • idealtipo della massoneria
  • idealtipo del massone (ideal-attore sociale)
  • idealtipo di una Loggia massonica
  • idealtipo di una Gran Loggia massonica
  • idealtipo di un Rito Massonico

 

idealtipo della Massoneria

(modello di Parsons allargato e società aperta)

 

  • la massoneria è una associazione di uomini e donne, con precisi statuti e rituali, i membri sono gli attori pronti a compiere le azioni sociali indicate dagli statuti, e comunque aventi . come scopo ultimo  il miglioramento dell’uomo e dell’umanità.
  • la massoneria, avendo come fine ultimo orienta la sua azione sociale verso il miglioramento individuale di ogni suo adepto, consiglia a ciascuno di costruire un proprio cammino di perfezionamento del se, e non impone limiti nella ricerca delle verità oggettive e soggettive; ciò si sintetizza dicendo che la massoneria è progressiva;
  • La Massoneria organizza i membri della sua Dirigenza come se fossero, tra le altre cose dette, dei seguaci convinti dell’idea di Platone[55], dovrebbero identificarsi con un filosofo-reggitore almeno ai fini degli aspetti civili, etici  e morali di una cultura laica. Li vedremmo attivi nel  produrre l’armonia dell’essere, armonia che oggi,  in Massoneria,  si individua come carattere ideale del massone,  spesso denominato carattere dell’uomo giusto e perfetto.
  • La situazione iniziale di partenza è la lettura delle strutture esistenti, la comprensione degli antichi rituali dei muratori operativi, l’esame critico, ma fortemente costruttivo, degli statuti e dei rituali di quanti ci hanno preceduto, utilizzando come strumento i principi del modello di Parsons allagato, denominato LIGA(LL), ovvero dovrebbe far sue le funzioni di conseguimento della Latency  (rispettando e costruendo i desideri latenti e non esplicitati), la funzione di integrazione, la funzione di conseguimento di scopi e la funzione di adattamento ai mutamenti sociali interni ed esterni. A queste si aggiungono il rispetto della funzione (LL) di logicità e legalità. .
  • L’orientamento normativo dovrebbe basarsi oltre su quanto detto finora ma anche sulla morale el’etica in uso nei luoghi ove si vive così da essere considerati non solo liberi ma anche di buoni costumi,
  • La Massoneria è universale e ha  il suo principio di base nella ragione;
  • la Massoneria non è una religione, pertanto non accetta dogmi e non accetta verità rivelate e e  lascia a ciascuno piena libertà di credenza. La Massoneria non è neanche un partito politico e ha come principio fondamentale la tolleranza della coscienza religiosa e  politica di ciascuna sorella e  
  • La Massoneria opera in tutti i modi per la creazione e realizzazione di una Società aperta e ne accetta i principi che, espressi nei dettagli in uno dei precedenti paragrafi,  si riassumono nei seguenti :principio di tolleranza –  principio socratico dell’ignoranza (“io so di non sapere”) –  principio del dubbio – principio dell’esame critico della storia – principio di fallibilita’ – principio di negazione delle utopie.

 

idealtipo del massone (ideal-attore sociale)

 

Accettiamo inoltre i seguenti punti,  che saranno gradualmente spiegati al profano all’atto della sua ammissione, e all’apprendista nei primi anni del suo apprendistato.

  • Lo scopo[56] di un Massone è compiere un intenso viaggio interiore, volto a conoscere e a migliorare se stessi. La speranza è che, in itinere, il Fratello assorba i principi della Massoneria, così che essi diventino parte del suo modo di essere. In quel modo egli potrà compiere la sua lotta e dare il suo contributo per il bene dell’umanità.
  • Un massone ha come suo scopo ultimo è il miglioramento dell’uomo e dell’umanità, la promozione e la ricerca incessante della verità per realizzare la fratellanza universale del genere umano.
  • Un aspirante massone viene istruito ed accettato in un ambiente denominato Loggia, dove ci sono Fratelli massoni che lo accetteranno e lo istruiranno  per mezzo di simboli basati sugli strumenti dei muratori.
  • Un aspirante massone è accettato in una Loggia attraverso una cerimonia di “iniziazione“.
  • Un aspirante massone deve possedere i requisiti per l’iniziazione (uomo libero, di buoni costumi e maggiorenne), prestare obbedienza alla Giurisdizione Massonica di appartenenza, ritenersi alla pari con tutti gli altri fratelli, rispettare il segreto iniziatico dell’Istituzione[57]
  • L’organizzazione di perfezionamento graduale, in cui i gradi di Apprendista Accettato o Ammesso (A.A.), Compagno di Mestiere (C.d.M.) e Maestro Muratore o massone (M.M.) sono comuni a tutti i sistemi massonici.Ciascun grado si ottiene per successive iniziazioni.
  • Un massone[58] conoscerà i segni di riconoscimento, la direzione delle Logge per mezzo di un Maestro (Venerabile) e di due Sorveglianti, la necessità di ogni Loggia, quando è riunita, di essere al coperto, il diritto per ogni Massone di essere regolarmente rappresentato nelle Assemblee generali di dare istruzioni ai rappresentati, il diritto di appello alla Gran Loggia o Assemblea Generale Massonica, contro le deliberazioni di una Loggia, il diritto di ogni Massone di visitare e prendere parte a qualsiasi Loggia della sua Obbedienza, nessun visitatore non conosciuto dai Fratelli presenti come Libero Muratore, può entrare in Loggia senza aver subito un esame, la proibizione alle Logge di intromettersi negli affari o lavori di altre Logge o di conferire gradi a Fratelli .di altre Logge.
  • Un massone riconoscerà il Governo della Fratellanza per mezzo di un Gran Maestro eletto tra i membri della Famiglia, la prerogativa del Gran Maestro di presiedere tutte le assemblee della Comunione, la prerogativa del Gran Maestro accordare dispense per il conferimento dei gradi a termini abbreviati, di accordare dispense per aprire e tenere Logge; di fare Massoni a vista, di creare Logge straordinarie, di fare “motu proprio” Liberi Muratori e di dare avanzamenti di grado.
  • Un massone è persona libera da dogmi, superstizioni, di buoni costumi, essenzialmente libero pensatore; i valore principali perseguiti in massoneria sono quelli di Libertà, eguaglianza, fratellanza.
  • Un massone finalizza la sua azione sul piano etico sviluppando i valori universali (lealtà, amicizia, fedeltà, sincerità, bontà, altruismo) della società umana su progetti d’azione benefica nei confronti degli affiliati e, nella società civile, dei bisognosi.
  • Un Massone è un pacifico suddito dei Poteri Civili della nazione ove vive (è nei fatti il II degli Old Charges[59] di Anderson).  
  • un massone è persona altruista, rispettoso delle identità altrui, affettuoso con i FF:. e le SS:., tollerante ed equilibrato nella profanità, il suo carattere deve essere confidenziale e discreto, anche se in certi tempi e luoghi, si manifestò con modalità di segretezza.
  • un Massone è persona moderata nell’eloquio, nella critica, nella politica e nelle prese di posizione.

Tra i punti facoltativi, non universalmente accettati e pericolosamente vicini alla creazione di una società chiusa vi sono i seguenti:

 

La regolarità inglese

  • a) il requisito di origine o dottrina
  • b) il requisito di fede  (punto 19 della lista Mackey)
  • c) il divieto di parlare in Loggia di politica e di religione.
  • d) l’esclusione assoluta delle donne;

– La legittimità inglese 

– Punto 20 (lista Mackey)  Ogni libero Muratore deve credere nella resurrezione ad una vita futura.

– Punto 25 (lista Mackey)  L‘irrevocabilità dei Landmarks (peraltro inesistenti o posteriori).

 

 

idealtipo di una Loggia massonica e dell’Ordine

 

  • L’Ordine Massonico è una Società iniziatica che presenta tre gradi di iniziazione: apprendista – compagno – maestro. A ciascuno dei gradi indicati si accede con opportuno rituale.
  • L’unità elementare della Massoneria è la Loggia[60], che è per sua definizione un luogo sereno e neutro dove non hanno accesso le passioni umane, in particolare in essa non si accettano controversie di tipo politico o confessionale.  Questo non vuol dire che non si può parlare di politica e di religione, ma che se ne deve parlare con il totale rispetto di ciascuno per il parere diverso dell’altro.
  • La Loggia , dal punto di vista umano, si compone di almeno sette individui di cui almeno tre appartenti al grado di Maestro. La Loggia è presieduta da uno dei tre Maestri, che prende il nome di Maestro Venerabile, i rimanenti due Maestri prendono il nome di 1° Sorvegliante e 2° Sorvegliante. L’incarico dato ad essi tra i FF:. Maestri è determinato a norma di statuto. I componenti umani della Loggia ne fissano gli statuti e i regolamenti.
  • Gli aderenti ad una Loggia, nel momento che entrano nel Tempio, indossano grembiuli, fasce e guanti così come previsto dal regolamento di Loggia, entrano in silenzio ed occupano i posti loro assegnati dal Maestro Venerabile.
  • La Loggia, fisicamente parlando, si compone di tre locali : il Tempio, la Sala dei passi perduti, il gabinetto di riflessione, che come ambienti fisici possono essere anche astratti e/o virtuali.
  • Il Tempio Massonico è un locale che rappresenta l’intero universo e che è pieno di simboli. Gli ufficiali necessari sono 9, ma il numero minimo è A Est (Oriente) si trova il trono del Venerabile, rialzato su un tavolato di 7 gradini, sul quale alla sua destra uno scranno per l’Oratore e alla sua destra uno scranno per il Segretario. A Ovest (Occidente) vi sono due scranni, a destra di fronte al Maestro Venerabile siede il 1° Sorvegliante, mentre a sinistra siede il 2° Sorvegliante. Tra essi siede il  fratello Copritore. Alla destra del Maestro Venerabile ma fuori dall’Oriente, alla testa degli scanni del Sud,  siede il 1° Diacono (vicino all’Oratore), mentre alla sinistra siede il Maestro delle Cerimonie (vicino al Segretario).  Alla destra del 1° Sorvegliante e alla testa degli scanni del Nord siede il 2° Diacono (vicino al 2° Sorvegliante) . Il Copritore e il 2° Diacono possono essere la stessa persona, come il ruolo del 1° Diacono può essere eccezionalmente affidato all’Oratore.
  • Una Loggia può aderire ad un Ente più generale denominato gran Loggia o Grande Oriente nel quale si replicano le cariche di Loggia con l’appellativo “Gran …” , nello specifico: Gran Maestro, Gran 1° Sorvegliante etc. Il Gran Maestro e i Grandi Ufficiali reggono la Gran Loggia.

 

I punti seguenti dei Landmarks di Mackey:

 

3) La leggenda del terzo grado (leggenda di Hiram).

19) Il credere nel principio del Grande Architetto dell’Universo.

20) Ogni libero Muratore deve credere nella resurrezione ad una vita futura.

22) Tutti i liberi Muratori sono uguali dinanzi al GADU e si riuniscono in Loggia su uno stesso livello.

25) L’irrevocabilità dei Landmarks (vaghi e posteriori). 

 

sono dei punti non universalmente riconosciuti, in quanto la leggenda di Hiram è posteriore alla fondazione della massoneria ed anche incerta come leggenda, non è presente, ad esempio, nei rituali del tipo Emulation, anche se ritenuta di ottimo uso dai più. La credenza nel GADU e ciò che ne deriva è anche in forte discussione,  anche se rimane in uso parlare alla sua gloria, alla resurrezione, credenza non più citata nei rituali massonici,  non tutti credono e comunque non è scientificamente provata, infine la credenza nel punto 25, irrevocabilità dei Landmarks,  ha un senso vago ed è stata ben discussa in queste note. L’ammettere il punto 25 più di ogni altro farebbe della Massoneria una società chiusa. Comunque ribadiamo che è buona norma leggere i vari tipi di Landmarks proposti e uitilizzarli come consigli per il “buon massone”.

Gli Old Charges  riportati da Anderson recitavano al punto IV i seguenti consigli (in lingua datata)  per la gestione delle Logge, riguardo i maestri, sorveglianti, compagni e apprendisti, che riteniamo validi per riflessioni:

Tutte le preferenze fra i Muratori sono fondate soltanto sul valore reale e sul merito personale: che così i committenti siano serviti bene, che i Fratelli non debbano vergognarsi né che l’ Arte Reale venga disprezzata: Perciò nessun Maestro o Sorvegliante sia scelto per anzianità ma per il suo merito. È impossibile descrivere tali cose per iscritto e ogni Fratello deve stare al suo posto e addestrarsi in una via peculiare a questa Fraternità: i candidati possono sapere soltanto che nessun Maestro può assumere un Apprendista se non ha bastevole occupazione per lui, se non è un giovane perfetto, non avente nel suo corpo mutilazioni o difetti che lo possano rendere incapace di apprendere l’ Arte (questo in effetti era logico solo per la Massoneria operativa – ndA), di servire il committente del Maestro e di essere creato Fratello e poi a tempo debito Compagno d’ Arte, quando egli abbia servito un termine di anni quale comporta il costume del Paese; e che egli discenda da genitori onesti; che così, se altrimenti qualificato, egli possa accedere all’ onore di essere il Sorvegliante e poi li Maestro della Loggia, il Gran Sorvegliante ed anche il Gran Maestro di tutte le Logge, secondo il suo merito. Nessun Fratello può essere Sorvegliante se non ha svolto il ruolo di Compagno d’ Arte, né Maestro se non ha funzionato da Sorvegliante, né Grande Sorvegliante se non è stato Maestro di una Loggia, né Gran Maestro se non è stato Compagno d’ Arte prima della sua elezione, essendo anche di nobile nascita o gentiluomo delle più elevate maniere o eminente studioso od originale architetto o altro artista, discendente da genitori onesti e che sia di merito singolarmente grande nella opinione delle Logge. E per il migliore, più agevole e più onorevole adempimento di tale ufficio, il Gran Maestro ha il potere di scegliere il suo proprio Deputato Gran Maestro che deve essere, o essere stato precedentemente, il Maestro di una Loggia particolare, ed ha il privilegio di agire come può agire il Gran Maestro, suo principale, a meno che il detto principale sia presente o interponga la sua autorità con una lettera.

idealtipo di una Gran Loggia massonica

 

La Massoneria nel suo insieme, dal punto di vista sociale, vanno considerate come un enorme insieme di gruppi strutturati, che sono le Obbedienze Massoniche o Gran Logge o Grandi Orienti, ciascuna frammentate in strutture locali denominate Logge, nel senso delle strutture elementari indicate sopra. In questo mondo, denominato “universo massonico”, ciascuna Obbedienza opera con i propri statuti, con le sue peculiarità, con le varie e talvolta sensibili differenze, con le loro aperture e con le loro chiusure, con le loro interazioni con il mondo sociale esterno alla Massoneria,  denominato mondo profano.  Il modello LIGA di Parsons, anzi il modello di Parsons integrato LIGA-LL ci sembra quello che maggiormente si adatta all’universo massonico, in quanto detto “universo”, è composto dalle Obbedienze che sono a tutti gli effetti strutture di ricerca sul fenomeno “uomo” nei suoi molteplici aspetti esoterici ed essoterici. 

 

idealtipo di un Rito Massonico

 

Un ulteriore livello di confusione in massoneria si creò al sorgere dei sistemi di “Alti Gradi”.  La loro origine è portata da Massoni che hanno viaggiato in paesi lontani ma anche, dall’assorbimento di altre strutture iniziatiche. Tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo nascono numerosi Riti quali il Rito Scozzese Antico ed Accettato, il Rito di York, il Rito di Memphis e Misraim e i Riti Filosofici nazionali.

Poiché le successive interpretazioni dei Landmarks e alcune categorie di massoni che limitano il loro interesse solo all’Ordine proibirebbero l’istituzione di nuovi gradi al di sopra del terzo, i Riti non dovrebbero far parte della Massoneria. Invece anche la loro istituzione è stata una grande innovazione, se si vuole una ulteriore deviazione rispetto alla tradizione. Se i Riti debbano o no essere autonomi, dipendenti o sovrastanti la massoneria dei primi tre gradi (Massoneria azzurra) è un dibattito perennemente aperto e ciascuna Obbedienza ha la sua soluzione e quindi opera in modo da dare luogo a differenti tipi di struttura.

Come idealtipi di un Rito assegnamo i seguenti:

  • Un Rito massonico deve essere un perfezionamento culturale delle SS e dei FF e deve operare essenzialmente sullo studio filosofico-esoterico di leggende.
  • Per fare parte di un Rito occorre aver raggiunto il grado di Maestro in un Ordine.
  • Deve essere chiara e statutaria la sua posizione gerarchica rispetto all’Ordine, sia che il Rito prevalga sull’Ordine , sia che sia dipendente sia che sia indipendente.
  • L’istituzione di un Rito nasce dalla creazione di un Supremo Consiglio o struttura equivalente (Gran Consiglio, Sovrano Santuario  di quel Rito, che ne detterà lo statuto iniziale e preciserà mi gradi e i rituali.
  • Un Supremo Consiglio (o struttura equivalente) di un Rito può essere creato, in modo massonicamente  corretto, in tre modi :

1- l’accordo di almeno sette fratelli possedenti il grado massimo di quel Rito (possibilmente ex membri di un analogo consesso).

2 – Il risveglio di un Rito precedentemente esistente da parte di un F. che a suo tempo venne nominato conservatore del Rito o anche dal suo vice che ne ha acquisito i diritti post-mortem  o ancora in mancanza di questi di un suo erede nel compito, da lui stesso espressamente nominato.

3- Nascita per gemmazione da un Rito di altra Obbedienza esistente.

 

 

Concludendo questa carrellata di idee atta a definire la Massoneria all’interno della Sociologia tra Sociologia e Massoneria ci sembra di aver creato spunti e provocazioni per ulteriori riflessioni ed approfondimenti.

[1] Pubblicato in TABULARIA MMXIV, Academia editrice d’Italia e San Marino, Bologna (2014), pp.33-111.

[2] Franco Eugeni è stato Professore Ordinario di Critica dei Fondamenti e di Logica e Filosofia della Scienza in varie Università, come pensionato è professore a contratto presso l’ISIA di Roma, sede di Pescara e presso l’Università di Chieti-Pescara. Con Ezio Sciarra è stato fondatore, e per lunghi anni Direttore, del Dipartimento di Scienze della Comunicazione nell’Università di Teramo. E’ stato Coordinatore del Dottorato in Mutamenti Sociali. E’ stato , membro della Loggia SS.Quator Coronati e Gran Ministro di Stato del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino. Dal 2016 è Gran Maestro della Grande Loggia Indipendente d’Italia e Gran Hierophante del  Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia.

Ezio Sciarra è stato Professore Ordinario di Metodologie delle Scienze Sociali nell’Università di Chieti-Pescara. Con Franco Eugeni è stato fondatore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione nell’Università di Teramo, successivamente ha fondato la Facoltà di Scienze Sociali di Chieti-Pescara, nella quale è stato a lungo Preside e successivamernte Presidente di Corso di Laurea e Coordinatore del Dottorato in Scienze Sociali.  E’ Socio Corrispondente della Loggia SS.Quator Coronati del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino ed è Gran Maestro Onorario del Rito Filosofico del  Grande Oriente dei Tre Mari d’Italia.

[3] Brevi cenni sul tema Sociologia e Massoneria appaiono nella monumentale opera di Michele Moramarco, Nuova Enciclopedia Massonica,  Vol. 1,2, 3. (Centro Studi A.Schweitzer- Reggio Emilia), Ed. Bastogi,  1995 (ed. a tiratura limitata). Si veda il cap. 51 del vol. 3°, pp. 51-52,  dove è citato un articolo di A.Combes, sulla Sociologia della Massoneria francese  (riportato interamente a pg. 283 del medesimo volume). Moramarco osserva che l’articolo del francese André Combes è un articolo di ricognizione, sulla struttura francese. E’ anche citato il lavoro di Giovanni Pagliaro, Appunti per una Sociologia della tradizione iniziatica, Hiram N.7-8 (1990), pp.174-179, che è interessante anche se tocca il tema in superficie.

[4] Massimo Introvigne, A trent’anni dalla “Dichiarazione sulla massoneria”  Cristianità n. 370 (2013). Introvigne, nato nel 1955,  è un importante sociologo che si occupa di Sociologia della Religione, autore di oltre sessanta libri, fondatore e direttore del CENSUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) rete internazionale, che nel 2011 è stata la rappresentante  per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione religiosa,  nell’ambito dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Dal 2012 Introvigne  è coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa costituito dal Ministero degli Esteri italiano in collaborazione con Roma Capitale.

 

[5] E.Sciarra, Raymond Boudon e l’epistemologia dell’azione sociale,Libreria Univ. Editrice, Chieti 2004, ISBN88-86619-15-4.

[6] E.Sciarra, Motivi e sviluppi dell’epistemologia contemporanea (antologia da Carnap a Feyerabend), Libreria Universitaria Editrice, Pescara, 2006.

[7] Si legga l’articolo di Diana e Franco Eugeni, Matematica e Scienza applicata tra Oriente e Occidente, pp.31-59,  negli Atti del Convegno organizzato da F.Eugeni ed E.Sciarra, dal titolo “Le identità dei saperi”, Ed. Edilgrafital (Teramo), 1999. 

[8] Darwin è celebre per aver formulato la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale agente sulla variabilità nel suo “L’origine della specie” pubblicato frettolosamente nel 1859. Le sue asserzioni prive di prove sperimentali erano facilmente confutabili dai creazionisti, ma i neo-darwiniani hanno fatto delle sue asserzioni delle difficilmente confutabili realtà scientifiche. Si veda, a riguardo, l’intervista a G.Giorello pp 28-34 e 43-59 in  R. Mascella (a cura di), Viaggio attorno all’evoluzione,  (interviste a Giorello, Sciarra, Eugeni, Venturelli), Ed. Zikkurat, 2008. 

[9] Si veda l’intervista a Sciarra in p.34-40 e p.49-54 in: R. Mascella (a cura di), Viaggio attorno all’evoluzione,  op. cit .

[10] Si veda l’intervista a Eugeni  in p.40 e p. 56-57 in: R. Mascella (a cura di), Viaggio attorno all’evoluzione,  op. cit.  . 

[11] Si vedano i due volumi su Platone e Socrate pubblicati dalla acadèmia  Editrice d’Italia e San Marino di Bologna.

[12] E.Sciarra, Modelli di mediazione a confronto, Ratio Sociologica 2, 2009 pp 89-94.

[13] E.Sciarra, Processi e protocolli per la mediazione, Ratio Sociologica 2, 2009 pp 3-20  (cfr.p 3).

[14] Marshall McLuhan (1911-1981) è un ingegnere e letterato canadese che ebbe una vita universitaria carica di riconoscimenti. Turttavia tra tutte le sue molteplici e multidisciplinari opere vogliamo ricordarne una delle meno conosciute, la prima, considerato oggi una delle più significative, dal titolo “La sposa meccanica” (1951), ma pubblicato in Italia dalla Sugar solo nel 1989. L’opera non dimostra delle tesi, non parla di politica, è un medium visivo e mostra l’uomo del post-moderno come in caccia perenne di dati e informazioni, oramai vitali per la sua sopravvivenza.  

[15] Un sintesi di questi argomenti è nel volume: R.Mascella-F.Eugeni, La società e i fondamenti dell’Informatica, Ed. Zikkurat (Teramo), 2008.

[16] Alan Turing (1912-1954), geniale scienziato informatico inglese che utilizzando i Colossus, primi grandi computer sconfisse la macchina cifrante tedesca “Enigma”. 

[17] T.Eagleton, The Illusions of Postmodernism, Ed.Blackwell, Oxford, 1996 pp.VII-VIII.

[18] Si veda B.de Finetti, L’invenzione della verità, Ed. R. Cortina, Milano, 2006.

[19] B.de Finetti, op.cit. p.71

[20] Si veda la voce “pensiero debole” in Wikipedia.

[21] Eagleton, Op.Cit, Introduzione pp. VII-VIII.

[22] Rudolf Carnap (1891-1970)  fu un fisico-matematico e logico tedesco trasferitosi negli USA nel 1941.  Fu membro del Circolo di Vienna ed esponente del neopositivismo. Fu allievo di Frege ed Einstein e preparò una tesi su una teoria assiomatica dello spazio-tempo.

[23] Fin dall’epoca medioevale e degli scolastici nella nascente Logica classica (ma anche vale nella logica intuizionista) si è fissata l’attenzione sul cosiddetto Teorema dello pseudo scoto, asserente che : ex falso (sequitur) quodlibet (dal falso segue qualunque cosa). Il teorema fu attribuito al teologo scolastico scozzese John Duns Scoto (1265-1308), detto Dottor Subtilis, sebbene, come oramai chiarito, è di autore sconosciuto. Il Teorema implica che in una lista di richieste costituenti la lista degli assiomi di un sistema razionale, se si vuole il suo statuto, vi sono due proposizioni contraddittorie allora nel sistema razionale si può dedurre qualunque proposizione, si avrebbe allora la cosidetta “Teoria piena” nella quale è valida qualunque proposizione. Si veda a riguardo: F.Eugeni, Il punto di vista della Logica: Massoneria come sistema razionale e un parallelo tra Geometrie non euclidee, logiche non aristoteliche e massonerie non andersoniane, pp. 53-67, in : A.A.V.V. La Donna, il Sacro. L’iniziazione, Edimai, Roma, 1994. (tra gli autori: F.Eugeni, M.Volpe, L.Pruneti).

 

[24] Si veda, per un dibattito sull’argomento, l’articolo di M.Volpe, Sulla questione di “Legittimità” della donna in Massoneria, pp. 23-34, in : A.A.V.V. La Donna, il Sacro. L’iniziazione, Edimai, Roma, 1994. (tra gli autori: F.Eugeni, M.Volpe, L.Pruneti).

[25] La figura del Cappellano in Massoneria non è quella di un vero adepto. Egli presenziava alle cerimonie religiose in Loggia, ma non poteva assumere il ruolo di Maestro di Loggia (Maestro Venerabile), quindi non poteva né presiederle e ancor meno fondarle, cose che Anderson fece!  

[26] F.Eugeni, Il punto di vista della Logica: Massoneria come sistema razionale e un parallelo tra Geometrie non euclidee, logiche non aristoteliche e massonerie non andersoniane, op.cit.

[27] In G.M.Vatri, AIHMAN REAZON, Le Costituzioni dei Massoni Antichi (Antiens), Ed Età dell’Acquario, Torino (2004) (vedi pg 22 e nota 26 pg 33) è riportato che l’origine di questa diaspora nasce quando la legittimità della Gran Loggia d’Inghilterra nata dalla Gran Loggia di Londra del 1717, detta dei Moderns,  fu messa in discussione dalla nascita in Inghilterra nel 1751,  di una seconda Grand Lodge of the Free and Accepted Masons of the Old Instuitutions, detta degli Antiens.  L’odio tra le due obbedienze fu feroce al punto che si narra che un fratello dei Moderns passato agli Antiens  fu costretto a farsi di nuovo iniziare. Dopo un mese decide di rientrare nei Moderns e questi gli fanno ripetere la cerimonia di iniziazione e ovviamente i pagamenti.  Eppure il 27 Dicembre 1813 (giorno di S.Giovanni d’inverno) le due gran Logge si fusero in quella che è l’attuale United Grand Lodge of England, e la diaspora finì.

[28] Il possesso di una unica verità professato da molte Gran Logge è una idea presa a prestito dalle varie religioni e risente del fatto che i primi costituri furono dei pastori di Chiese sia pur protestanti. In realtà ogni religione, possedendo una verità rivelata o presunta tale, ritiene di essere l’unica religione della terra. Questa credenza può essere esaminata in dettaglio approfondendo  la differenza tra pensiero forte classico e pensiero debole nel senso di G.Vattimo.

[29] Si veda l’opera di Frances Yates (1899-1981) : L’Illuminismo dei Rosa-Croce, trad. it., Einaudi, Torino 1976, p. 247 e Wouter J. Hanegraaff, Esotericism and the Academy. Rejected Knowledge in Western Culture, Cambridge University Press, Cambridge 2012, pp. 208-218.

[30] Ricordiamo che in Italia nel 1925 il Fascismo chiuse le Logge. Le stesse furono assaltate dagli squadristi, che spesso avevano da nascondere anche l’appartenza di alcuni di loro. E per questo vi furono veri e propri rogh9i di documenti. Questo è uno dei motivi per i quali occorre spesso ricorrere ad indagini storiche indiziarie.

[31]  Il Reverendo James Anderson (1679/1680 – 1739), fu uno scrittore di origine scozzese noto per aver scritto nel 1723, The Constitutions of Fre-Masons.   Consegue un degrees of M.A. (Master of Arts)  e D.D. (teologico)  attorno al 1710. Fece parte dal 1710 della Chiesa Presbiteriana.  Fu Maestro Venerabile e fondatore di una delle quattro Logge creatrici della Gran Lodge of London del 1717, ma sembra, come è spiegato in dettaglio in una precedente nota, che almeno secondo l’illustre parere del grande filosofo esoterico Renè Guenon, che l’appartenenzadi Anderson  alla Massoneria fosse irregolare in quanto, quale cappellano di Loggia, non poteva essere né fondatore e nemmeno Venerabile di una Loggia.

[32] Il Reverendo John Theophilus Desaguliers (1683-1744) fu uomo di elevata cultura tecnica, paragonabile ad un attuale ingegnere. Fu ordinato diacono nel 1710, nel 1712 consegue un Master Degree, è ordinato come pastore protestante della Chiesa di Cristo e diviene Lettore di Experimental Philosophy, con letture in Inglese, Francese e Latino. Nello stesso anno sposa Joanna Pudsey, dalla quale ebbe sette figli. Nella sua vita diede centinaia di letture sugli argomenti di sua competenza: meccanica, idrostatica, pneumatica, ottica e astronomia, scrivendo oltre 60 numerose e dettagliate note sui detti argomenti sulla prestigiosa  Philosophical Transactions of the Royal Society. Fu anche lettore presso la corte di Re George I. Nel 1714 Isaac Newton, allora Presidente della Royal Society, Fellow (membro) della detta Società, e di Newton fu anche assistente dimostratore. Desaguliers fu ordinato prete proprio nel 1717, presso l’Ely Palace di Londra, mentre con Anderson ed altri fondava la Grand Lodge of London. Nel 1734, 1736 e ancora nel 1741 ricevette dalla Royal Society la prestigiosa Copley Medal, premio annuale della Royal Society, ricevette ancora nel 1742 la medaglia d’oro dell’Accademia delle Scienze di Bordeaux per la sua “Dissertation concerning Electricity”. Era membro della Loggia  “Rummer and Grapes”, una delle quattro  Logge fondatrici della Grand Lodge of  London e fu Gran Maestro nel 1719. Ispirò ed aiutò James Anderson nella scrittura delle “Constitutions of the Freemasons”, pubblicate nel 1723.

[33] Laurence Dermott (1720–1791) fu un abile mercante, irlandese di nascita. Entra in Massoneria nel 1741. Possedeva una cultura classica e conosceva l’ebraico. Carattere difficile e intransigente dedicò la vita alla Massoneria ed ad una sua codificazione essenzialmente coerente. Diviene Master of Lodge a Dublino nel 1746 ed entra nel Rito dell’Arco Reale. Si trasferisce a Londra nel 1748 dove è mercante di vini. Sposa  Elizabeth Dermott, dalla quale non ha figli. Entra nella First Gran Lodge detta dei Moderns che lascia nel 1951 quando viene fondata la  Second Grand Lodge of England (of Antient), cui aderisce e della quale diviene Gran Segretario nel 1952. Tale  Second Grand Lodge  era  inizialmente denominata  “The Most Honoraurable Society of the Free and Accepted Masons , according to the Old Institutiones” fondata nel 1951 e successivamente rinominata come “Grand Lodge of the free and Accepted Masons of the Old Istitutions” che nel gergo massonico fu detta  The Second Grand Lodge of England or of  Antient.

[34]  Nel 1771 Dermott diviene Deputay Grand Master della Grand Lodge of  Antient, e nel 1756 . Dermott scrive e pubblica  il primo corpo costituzionale regolarmente coerente,  sotto il titolo di Ahiman Rezon, che è l’analogo delle Costituzioni di Anderson per i Moderns. Esiste dell’opera una edizione italiana a cura di Giuseppe Vatri, Ahiman Rezon. Le costituzioni dei massoni antichi (Antient), Ed. L’età dell’Acquario, 2004.

[35] Il mutamento sociale settecentesco della posizione della donna avviene in seguito agli spostamenti dai castelli ai salotti di città, dove la donna diviene sovrana. A nostro avviso è sufficiente indicare i due seguenti notevoli esempi, citando la milanese Maria Gaetana Agnesi (1718 –1799), morta peraltro in “odore di santità”. La Agnesi conosceva otto lingue a nove anni, fu la prima donna ad essere nominata su una cattedra di Analisi Matematica ed esiste una famosa curva, tipo la campana di Gauss, che porta il suo nome. Il suo salotto era frequentato da Antonio Vallisneri (1661–1730)  che scrisse la famosa Orazione problematica se si deve concedere lo studio delle scienze e delle arti belle alle donne (1729); manifesto a favore dell’evoluzione scientifica della donna. Contro altare della Agnesi fu l’importante e spregiudicata parigina Émilie du Châtelet (1706–1749), morta diremmo in “odore di zolfo”, che fu una fisico-matematica, ben nota per la traduzione commentata dell’opera “Principia Mathematica” di Isaac Newton, ancor oggi considerata una importante opera della cultura francese. Il suo salotto era frequentato dall’illuminista Voltaire, al secolo François-Marie Arouet  (1694-1778), che oltre ad esserne l’amante frequentò sistematicamente il suo salotto assieme ai vari Montesquieu, Locke, Rousseau, Diderot, d’Alembert, che assieme alla stessa du Châtelet,  erano tutti gravitanti attorno all’ambiente profondamente illuminista dell’Encyclopédie.

[36] Si possono immaginare nel corso del 1600 i gruppi delle tessitrici lavoratrici della lana, delle sarte, delle lavandaie, delle cuoche e delle cameriere dei castelli nobiliari e dei palazzi e a tanti gruppi di donne che in un modo o nell’altro possevano regole comuni,  anche non scritte,  che ne facevano delle micro-corporazioni in embrione. Anche gli orini delle Suore in qualche modo indicano che perfino la chiesa aveva, sia pure in modo marginale, preso in considerazione il mondo femminile, già da molto tempo prima.

[37] E. Sciarra, K.Popper e l’epistemologia delle Scienze storico-sociali, Libreria Universitaria Editrice,Chieti 2004.

[38] K. Popper, The Open Society and Its Enemies, The Spell of Plato (trad. it. di R. Pavetto, La società aperta e i suoi nemici, I, Platone totalitario, Roma, Armando, 1973).

[39] K. Popper, The Open Society and its Enemies, del 1945 (La società aperta e i suoi nemici, traduzione italiana a cura di D. Antiseri, Armando, Roma, 1981)

[40] K. Popper, Il mito della cornice, Il Mulino, Bologna 1995.

[41] K. Popper La ricerca non ha fine. Un’autobiografia intellettuale (1976), Armando, 1997).  

[42] Per approfondire si veda: F.Berto, Tutti pazzi per Godel, Ed. Laterza, 2008.

[43] Uno scontro analogo di pensiero,ma mai avvenuto di persona si ebbe tra Wittgenstein e Godel. I due colossi del pensiero non si riconobbero mai l’un l’altro. Si veda F.Berto, op.cit, pg. 224-225.

[44] (cfr. http://notiziariomassonicoitaliano.blogspot.it/2010/07/discorso-del-venmo-pro-grand-master.htmlwww.fuocosacro.com/pagine/1/ugle.htm).

[45] Spencer Compton, detto “Spenny“,  nato nel 1946 è  il  VII Marchese di Northampton, imparentato con la Regina, è membro della “House of Lords”. Dal 1993 è Gran Rappresentante dell’UGLE presso la Gran Loggia Regolare d’Italia, dal 2001 al 2009 è stato pro Gran Maestro nell’UGLE, dal 3 Marzo 2001 al 10 Settembre 2008, data in cui si è dimesso. A lui succede il Fratello Peter Lowndes, già Deputy Grand Master della UGLE,  ricevendo la carica dal Sovrano Gran Maestro a vita dell’UGLE,  Principe Edward Duca di Kent, cugino di Elisabetta II.  E’ considerato uno dei massoni più influenti degli ultimi 100 anni. Sposato più volte è noto mercante  di antichità.

[46] Il Gran Maestro dell’UGLE, nominato a vita,  è Sua Altezza Reale, Edward, Duca di Kent, cugino della Regina, che occupa la carica dal 1967 e  che per i suoi impegni reali è coadiuvato da un Pro-Gran Maestro, che nei fatti opera come un Gran Maestro, salvo problemi di carattere eccezionale. 

[47] Il dott Fabio Venzi è saggista e studioso di Scienze delle Religioni. Laureato in Sociologia, ha scritto tre interessanti volumi dai titoli: Massoneria e fascismo: dall’intesa cordiale alla distruzione delle logge : come nasce una “guerra di religione” 1921-1925, Ed. Castelvecchi, 2008, Julius Evola e la Libera Muratoria, Ed. Settimo Sigillo  (2010),  Introduzione alla Massoneria, Ed. Atanor (2012). Nei volumi è molto presente sia l’aspetto storico che quello esoterico. In particolare il dott. Venzi interpreta il dissenso di Julius Evola alla massoneria ma essenzialmente alla  massoneria “speculativa”, del 1717. A suo avviso,  la dignità costitutiva spettava alla massoneria “operativa” delle origini, tesi questa che noi condividiamo interamente, anche alla luce di studi indiziari.

[48] Il prof. Giuliano Di Bernardo è professore ordinario di Logica e Filosofia della Scienza nell’Università di Trento, quindi collega di disciplina degli autori di questo lavoro. Oggi è in pensione,  ma è più attivo che mai. Sia Eugeni, che Di Bernardo, che Sciarra, oltre che abruzzesi, sono stati studenti del famoso Alberto Pasquinelli (1921-1913), uno dei padri fondatori della Filosofia della Scienza. Di Bernardo è autore di molte pubblicazioni che non è il caso di elencare in una nota. Ricordiamo solo la sua “Filosofia della Massoneria” opera nella quale va ben oltre il lavoro omonimo di Fichte. Presenta una caratterizzazione assiomatica della Massoneria e di una sua antropologia, in forma  logicamente coerente e presenta inoltre una  visione ampia del Grande Architetto dell’Universo, peraltro accettata nella regolarità inglese. 

[49] Renzo Canova, commercialista bolognese la cui storia massonica è di grande interesse e legata per molti anni con la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. (p.zza del Gesù, Pal. Vitelleschi). Questa Obbedienza erede della scissione del 1908 da Saverio Fera (1850-1915), ricostruita nel dopoguerra da  Raoul Vittorio Palermi (1864-1948), fu guidata dagli anni’50 dal Gran Maestro  Tito Ceccherini (1905-1974), che nel 1955, apre alle donne, trasformando l’Obbedienza in struttura mista. Ceccherini si dimette nel 1961 e gli subentra il generale Giovanni Ghinazzi (1915-1986), che nel 1962 trasferisce la sede a Palazzo Vitelleschi. Ceccherini ci ripensa, ma il suo ripensamento non è accettato, così che fonda la nuova Serenissima Gran Loggia Italiana. Nel 1987, dopo la morte di Ghinazzi, e un breve interegno, gli subentra Renzo Canova, che reggerà l’Obbedienza fino al 1995, dandole un prestigio indiscutibile in campo nazionale ed internazionale. Canova fu il riordinatore amministrativo e il promotore di tante attività culturali. Efficiente sistema di Segreteria e acquisto della sede Nazionale. Dal 1989 pubblica la rivista “Officinae“, crea la Casa Editrice EDIMAI cui seguì, nel novembre 1991, la nascita dell’Istituto di Studi e Ricerche Massoniche EDISERM. Fonda la Loggia dei SS. Quator Coronati cui aderirono fior di ricercatori (tra questi Luigi Pruneti, Demetrio Errigo, e i suoi fedelissimi Franco Eugeni e Maurizio Volpe). Inizia una attività di trasparenza e di Convegni: Convegno su Lorenzo il Magnifico e l’Accademia Neoplatonica Fiorentina (25-26 febbraio 1989), La donna il sacro e l’iniziazione,  (Firenze 1994). Nell’agosto del 2003,  Renzo Canova, a seguito di divergenze di vedute con l’allora dirigenza, lasciò il Supremo Consiglio e la Gran Loggia d’Italia, assieme ad altri membri del Supremo Consiglio ed fondò un  nuovo “Supremo Consiglio d’Italia e di San Marino” con i gradi 1-33, di cui è  Sovrano Gran Commendatore “ad vitam”. Nella nuova Obbedienza oltre la bellissima  rivista di  cultura “academia” sono stati pubblicati ben 15 volumi di alto pregio. Andrebbero recuperati in volume tutti gli editoriali, le balaustre e le introduzioni e conclusioni di Canova ai volumi tematici e ai convegni, che di per se costituiscono una opera di elevato interesse culturale.

[50] Gli Autori ringraziano il Sovrano Gran Commendatore per aver loro inviato come personale comunicazione l’intervento in questione.

[51] M.Introvigne, A trent’anni dallaDichiarazione sulla massoneria”  Cristianità n. 370 (2013). Il profilo di questo illustre studioso è riportato all’inizio di questo lavoro.

[52] Luigi Pruneti (Firenze, 14 dicembre 1948) è uno scrittore italiano. È saggista e studioso di esoterismo, è stato Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Alam (Palazzo Vitelleschi), dal dicembre del 2007 al dicembre del 2013. Successivamente  accetta il ruolo di Grande Oratore della Comunione

[53] Intervista di  Gianmichele Galassi e Andrea Aromatico da Secreta Magazine n.1 Giugno 2009.

 

[54] M. Weber, Il metodo delle scienze storico sociali, del 1904 (trad. it. 1967).

[55] Platone (427–347 a.C.)  nel Timeo e nella Repubblica presenta la sua società perfetta, strutturata  in tre classi sociali : classe del popolo,  classe dei guardiani, classe dei filosofi-reggitori, classi che, secondo Platone, dovrebbero interagire tra loro producendo l’armonia dell’essere. Si vedano anche i due volumi su Platone e Socrate pubblicati dalla academia  Editrice d’Italia e San Marino di Bologna.

[56] Questa caposaldo è sostanzialmente identico alla descrizione del massone tipo nel discorso del 2007,  del Marchese di Northampton, pro-Gran Maestro dell’UGLE.   

[57]  Sono i punti della lista Mackey nn. 17,18,19,22,23.

[58] Questo e il capoverso successivo sono i punti di Mackey 1-16 escluso il punto 3.

[59] Gli Old Charges come riportati e ricostruiti da Anderson sono sei, e il sesto a sua volta si divide in ulteriori sei punti.

 

[60] Nel punto 3 degli Old Charges di Anderson si recita: Una loggia è un luogo dove i Muratori si raccolgono e operano; per cui tale assemblea, o debitamente organizzata società di Muratori, è chiamata una Loggia, e ogni fratello deve appartenere ad una ed essere soggetto alle sue norme e ai regolamenti generali. Essa è particolare o generale e ciò si comprenderà meglio frequentandola e mediante i regolamenti inerenti della Loggia generale o Gran Loggia. Nei tempi antichi, né Maestro né Compagno poteva esservi assente, specialmente quando convocato a comparirvi, senza incorrere in severa censura, salvo che non risultasse al Maestro e ai Sorveglianti che forza maggiore lo aveva impedito. Le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali o scandalosi, ma di buona reputazione.

 

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